“Gucci. Un impero del lusso made in Italy” – Marcello Albanesi


Voto: 4 stelle / 5

Dopo la Vespa, Marcello Albanesi ci racconta un altro mito tutto italiano: il marchio Gucci. Infatti a novembre 2022 è uscita per Diarkos la sua monografia “Gucci. Un impero del lusso made in Italy”. Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea in omaggio.

L’autore ripercorre la storia del brand, insieme alle principali vicende di famiglia, con particolare attenzione all’oggi, in cui l’industria della moda non può ignorare istanze green. Approfondisce aspetti rimasti nell’ombra. Mostra lati scomodi dell’azienda e della famiglia strettamente legate. Troppo. Al punto che nella prestigiosa Harvard Business School la maison Gucci viene studiata come caso negativo di impresa a carattere familiare. Suggerisce perfino un cambio di rotta nell’iconografia dei foulard, con una proposta coraggiosa. Meglio non rivelare di più.

Trama di Gucci. Un impero del lusso made in Italy

Sull’omicidio di Maurizio Gucci nel 1995, ampiamente trattato dai media, Marcello Albanesi non si sofferma più del necessario. Una scelta oculata che lo smarca dall’orientamento sensazionalistico della concorrenza. In compenso analizza la complessa congiuntura economica della Toscana tra Otto e Novecento, background del capostipite.

Il fondatore Guccio Gucci è uno dei tanti emigranti in cerca di fortuna. Dopo una lunga gavetta in Europa e a Milano, negli anni Venti del secolo scorso torna a Firenze per mettere a frutto anni di esperienza in svariati settori. Ha avuto l’occasione e l’intelligenza di imparare due lingue, osservare il bel mondo in viaggio, intuire le leve psicologiche del marketing che ancora non esisteva. Così si inserisce nel fiorente mercato della pelletteria toscana, risalente agli Etruschi, aprendo nel centro di Firenze il primo negozio di articoli da viaggio. Gli accessori per l’equitazione appartengono a una fase successiva. Non è un artigiano, ma un uomo d’affari tenace e intraprendente. Agli esordi vende a prezzi esorbitanti prodotti realizzati da terzi.

L’azienda Gucci vera e propria nasce e si sviluppa in concomitanza con l’ascesa del Fascismo. Nei momenti più difficili dell’autarchia e del secondo dopoguerra trova il modo di stare a galla e rilanciarsi. Che ne sarebbe dell’iconico mocassino dal morsetto in metallo, se l’azienda non fosse stata costretta a convertire la produzione in scarpe per l’esercito?

Il brand spicca il volo negli anni Cinquanta avviando la commercializzazione internazionale, consacrata dal successo tra divi e jet set. Dunque quella delle origini dei Gucci come sellai medievali, con tanto di stemma corporativo opportunamente aggiornato, è una storiella confezionata a posteriori che l’autore smaschera facilmente. Fa sorridere l’ingenua ostinazione di chi rinnega e lucida a specchio le proprie origini. Una partenza svantaggiata non dovrebbe piuttosto essere motivo di orgoglio?

La monografia si chiude con un colpo di coda bicolore. Quello ambientalista si interroga sul costo del lusso in termini umani, sindacali, sociali, ecosostenibili perché la filiera della pelletteria ha un impatto ambientale gigantesco. È di questo giorni la notizia di illeciti nello smaltimento di rifiuti da concerie.

Quello psicologico smonta i meccanismi del lusso emozionale e il magnetismo di prodotti per happy few, con cui in realtà vestiamo il nostro inconscio.

Recensione

Il quadro complessivo alterna miserie e splendori di una famiglia travolta da successi e scandali. La scrittura è semplice e scorrevole. Battaglie legali, frodi fiscali, grane giudiziarie, manovre poco trasparenti, tracolli, avidità e una competizione distruttiva. Ma anche creatività, eleganza, qualità, coraggio, innovazione e il merito di aver imposto il made in Italy nel mondo.

Questo tourbillon sembra una variante romanzesca a lieto fine della cosiddetta legge dei Buddenbrok delle grandi dinastie: la prima generazione crea, la seconda ingrandisce, la terza dilapida. Oggi la Gucci, acquistata dal gruppo Kering, spopola in termini di fatturato, successo, innovazione. Un esempio virtuoso di inclusione, garanzia sociale e ambientale.

2 Comments

  1. Marcello Albanesi 14/01/2023
    • Isabella Fantin 15/01/2023

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