“Holiday” – Stanley Middleton


Voto: 3 stelle / 5

“Holiday” di Stanley Middleton è stato premiato con il Booker Prize a pari merito con Il conservatore di Nadine Gordimer nel 1974. È stato pubblicato in Italia da SEM a giugno 2021. Ringraziamo la casa editrice per la copia digitale in omaggio.

Trama di Holiday

“Holiday” racconta il lato oscuro del matrimonio attraverso la mente del narratore, Edwin Fisher, il quale, dopo la morte del figlioletto Donald di soli due anni, si allontana definitivamente dall’instabile moglie Meg. Meg appare una donna complessa, irascibile, ribelle, che successivamente al lutto, si spezza irreparabilmente e con lei, il legame tra i due.

Mentre la vita intorno va avanti, Fisher si prende una settimana di vacanza su una spiaggia inglese, per cercare di rimettere insieme i pezzi della sua vita. Torna nel luogo di villeggiatura della sua infanzia, tra sabbia, onde e vento, per trovare delle risposte dentro e fuori se stesso, come se il ritorno al passato potesse spiegargli il presente.

Il caso vuole, se di caso si tratta, che nella stessa località trascorressero le loro vacanze i di lui suoceri. Vernon, il padre di Meg, è un avvocato dalla personalità invadente e “lavora” per ricucire lo strappo tra i due giovani.

“Il paesaggio è raffinato, ma la natura umana lo è di più” (John Keats).

Recensione

In “Holiday” la narrazione si sposta continuamente tra il presente vacanziero e i ricordi del passato; attraverso la conoscenza di varia umanità della media borghesia inglese e il percorso che, passo dopo passo, ha portato al progressivo deterioramento del rapporto tra Fisher e la moglie.

Mediante questa analisi affiorano aspetti che svelano nuove verità e nuovi punti di vista, perché, come spesso capita, osservando dal di fuori una situazione si riesce a vederne il quadro d’insieme, tenendo un equilibrato distacco.

Le figure paterne, dicevo, sono molto ingombranti, non è da meno il padre di Fisher seppur ormai defunto, ma appare chiaro come i due giovani fossero molto condizionati dall’educazione ricevuta e si muovessero come controllati da questo “spettro” del passato.

In particolare, gli scambi di Fisher col suocero sono performance di manipolazione impressionanti. Infatti il finale è piuttosto facile da immaginare e viene spontaneo chiederci – almeno a me è venuto – quanto di autentica volontà ci fosse nelle decisioni del protagonista e quanto, invece, di conformismo e di risposta alle aspettative.

Devo dire che ho avuto non poche difficoltà a seguire gli sbalzi temporali della narrazione, anche perché il flusso di coscienza non è proprio il mio stile preferito. C’è da dire, però, che la prosa si insinua nella mente del lettore. Infatti, è interessante l’osservazione dell’umanità in vacanza da parte del Fisher filosofo, in un periodo di cambiamento come sono stati i primi anni ‘70.

Chiara Carnio

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