“I colorati panni degli altri” (TEA 2022 traduzione di Flavio Iannelli) è il 18°caso di una serie di successo dedicata alla detective Precious Ramotswe. Nata nel 1998 dalla penna di Alexander McCall Smith, è titolare e direttrice di un’agenzia investigativa davvero particolare.
Non si occupa di fatti criminosi o di omicidi seriali, ma dei problemi di tutti i giorni (o quasi) della gente comune. Li affronta con spirito altruistico e li risolve grazie alla mediazione tra le parti in causa. La sua attività conciliativa mi ricorda più quella di un giudice di pace che di un detective. Almeno in questo romanzo, l’unico della serie che abbia letto.
Che sia una disputa familiare per un’eredità, il furto di capi di bestiame, pratiche di stregoneria truffaldine, la scomparsa di un fidanzato, di alcuni coccodrilli o un marito in odore di adulterio… basta rivolgersi alla “Ladies’ Detective Agency N.1” di Gaborone. Chi di voi sa dove si trova? È la capitale del Botswana che, libero dal 1966 dal protettorato britannico, è in pieno boom economico. Così ricco e stabile da essere soprannominato “La Svizzera d’Africa”.
Trama de I colorati panni degli altri
Precious Ramotswe è una donna gentile e determinata che ha scelto di disegnare la sua vita sulla concretezza per migliorare le vite altrui, spesso pro bono. Così, quando viene a sapere che una donna – sola e con figli a carico – è stata appena licenziata senza giusta causa, non si tira indietro.
Durante gli accertamenti per farle riottenere il posto di lavoro, la vita privata della detective, però, viene messa a dura prova. Riemergono fantasmi di un passato che ignora, che l’ha ferita o che teme di avere idealizzato.
Recensione
L’ autore trapianta nel tessuto della middle class del Botszwana contemporaneo il format del cozy crime, sottogenere del giallo che gode di vasta popolarità nei paesi di lingua anglosassone. I personaggi appartengono a una classe media operosa ed esemplare: allevatori di bestiame, docenti, personale infermieristico, figure impegnate nel sociale, imprenditori e impiegati. Donne orgogliose di un’istruzione che garantisce loro l’autonomia economica.
Bandite volgarità e violenza, il romanzo è animato da un’atmosfera bonaria di pace, senso della giustizia e buoni sentimenti per i meno fortunati. È lecito lo snobismo letterario di quanti preferirebbero un Botswana meno edulcorato? La mia risposta è no. Alexander McCall Smith non ha intenti di denuncia sociale, malgrado conosca profondamente il Botzwana in cui è nato. Desidera presentare con leggerezza e ironia il lato positivo di un’ Africa che sta crescendo. Con i vincoli del cozy crime.
La narrazione si dipana nelle ampie conversazioni tra i personaggi. Partono da lontano o divagano senza fretta prima di arrivare al punto. Prive dell’ossessione del tempo che in generale caratterizza i gialli. Ho osservato, infatti, l’assenza di qualunque riferimento ad un orario preciso. Come recita un detto: “Gli Svizzeri hanno inventato gli orologi, l’Africa il tempo”.