“Profili di donne” – Luigi Capuana


Voto: / 5

Luigi Capuana, Profili di donne, Casa Editrice Madella, 1915


Curiosando fra le bancarelle

Festa di quartiere. Strade chiuse, confusione, gente, bancarelle. Il medesimo copione in tutte le circoscrizioni. Varia di pochissimo, secondo le zone.

Curioso tra le bancarelle. Cibo. Oggettistica. Abbigliamento. Giocattoli. Ci sono anche libri. Un signore ne vende diversi, con prezzi che vanno da 3 a 5 euri. Un’occhiata non posso certo evitare di darla.

E faccio bene. A soli 3 euri mi porto a casa un volume del quale nemmeno sospettavo l’esistenza. È del 1915. L’ha pubblicato un editore ormai scomparso: Casa Editrice Madella. L’autore è Luigi Capuana. Sì, proprio lui: l’iniziatore del Verismo italiano. Uno dei pochi autori nostrani, fra l’altro, ad avere scritto qualche racconto fantastico decente (cito su tutti Sotto la pergola e Un vampiro), nonostante sia conosciuto come l’iniziatore del Verismo.

Profili di donne: un esordio dimenticato

Il Dizionario Enciclopedico Italiano della Treccani in mio possesso non menziona manco per sbaglio questo Profili di donne. Per saperne qualcosa tocca ricorrere alla Rete. Scopro su Wikipedia che risale al 1877 e costituisce l’esordio narrativo dello scrittore catanese.

copertina profili di donne

A pagina 5 del volume mi imbatto nella prefazione: «Ecco dunque due parole per dire al lettore che queste novelle sono state scritte coll’unico intento di farne un’opera d’arte, cioè che sono delle sensazioni vere, dei sentimenti veri, dei dolori veri, e che l’autore si è preoccupato soltanto di renderli, come dicono i pittori, schiettamente, sinceramente, in guisa da mettere il lettore nel caso di averne un’impressione non di seconda mano, ma immediata».

Più chiaro e programmatico di così…

Per il resto, sappiate solo che l’opera prevede sei novelle, dedicate ad altrettante figure femminili: Delfina, Giulia, Fasna, Ebe, Iela, Cecilia.

I Classici (perdonate la maiuscola, ma è d’obbligo) vanno letti anche nelle loro opere meno conosciute o meno menzionate. Per averne un quadro minimamente completo.

E perché le origini andrebbero tenute da conto.

Almeno quelle, insomma.

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