“I figli che non voglio” – Simonetta Sciandivasci


Voto: 2,5 stelle / 5

L’antologia “I figli che non voglio” curata dalla giornalista Simonetta Sciandivasci nasce da un dibattito acceso avviato sulle pagine de La Stampa a gennaio 2022. Pubblicata a novembre dello stesso anno da Mondadori, raccoglie esperienze e uomini fra i trenta e i sessant’anni. Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea ricevuta in omaggio.

Trama de I figli che non voglio

Figli sì, figli no.

Farli perché? È una tappa della vita, un passaggio obbligato? È una prova di coraggio averli? È una prova di forza non averli? Oppure è soltanto un no, come un qualsiasi altro no? O un sì come un altro.

Sì per sperimentare l’amore puro, no per non aver mai paura di perderlo o di sbagliare. Una donna ne ha bisogno per realizzare un sogno antico, per gratificare il proprio egoismo; un’altra non ne ha bisogno per completarsi perché una persona è già completa di suo. 

C’è chi, in una sorta di ricatto emotivo, ne farà il suo bastone per la vecchiaia, e chi invece lo lascerà libero di andare. Persone per le quali resterà un sogno disatteso, (i motivi sono i più disparati), e altre per le quali arriverà anche quando non è il momento.

Non è tutto bianco, non è tutto nero. A parlare è la coscienza di ognuno e la consapevolezza di sé, come essere pensante, senziente, capace di autodeterminarsi.

Uscire dagli schemi e bandire le etichette, giusto – che talvolta sembra essere soltanto ciò che socialmente trova più accettazione, o sbagliato – che è invece l’esatto contrario, è necessario allo sviluppo di un proprio pensiero. 

Nessuna tappa obbligata, nessuna ipocrisia. Le motivazioni di un no o di un sì sono scelte personali e tutte rispettabili. 

Una carrellata di interventi, intelligenti e puntuali, pungenti e talvolta poco ortodossi che chiariscono come non vi sia un punto di vista universalmente riconosciuto come valido. 

Recensione

Il mio personale parere è che non vedo l’utilità di interventi del genere. Qualcuno mi è parso gratuitamente provocatorio, qualcun altro invece mirava a distendere gli animi. A me verrebbe da scrivere che il detto per cui la lingua batte dove il dente duole, vale tanto per le donne quanto per gli uomini.

Insomma se pensi che la vita senza figli sia così bella e gratificante, e che tu ti possa realizzare grazie al tuo lavoro e a tutto il resto, da dove nasce allora l’impellente bisogno di ribadirlo con forza?

Se non vengo minimamente toccata da domande del tipo: “e tu figli, ne hai?”, sono libera di lasciare alla cosa il tempo che trova. E di andare, come un treno, avanti per la mia strada perché le mie convinzioni sono sufficientemente forti senza aver bisogno di altro. 

Per quanto riguarda infine i diversi interventi, dobbiamo ammettere che sono sicuramente scritti bene: d’altronde si tratta di scrittori e giornalisti, ci mancherebbe non lo fossero!

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