“La pazienza dei melograni” – Alessandra Angelucci


Voto: / 5

La quinta pubblicazione di Alessandra Angelucci è un’opera matura, che inneggia al recupero del proprio tempo personale. La silloge di poesie “La pazienza dei melograni”, (Controluna, 2019) parla di amore, menzogna e perdòno.


copertina la pazienza dei melograni

Cos’è “La pazienza dei melograni”

Sessantotto liriche si muovono fluide attraverso tre macrotemi cari alla pittrice. Così come è possibile spostarsi da un sentimento all’altro, in “La pazienza dei melograni” è possibile trovare evocata l’indignazione accanto all’amore, la benevolenza accanto alla vergogna. Un disegno armonico tiene unito il discorso narrativo.

Recensione

La pazienza e il perdono si imparano. Con queste premessa, la poetessa Alessandra Angelucci mette sul piano di lavoro la sua volontà ad apprendere il lasciare andare e si affida al potere salvifico della parola.

“(…) perché crescere, in questo fluido di onde informi,

significa spesso rimpicciolirsi

farsi goccia e farsi filo”

presentazione la pazienza dei melograni

Alessandra Angelucci, prima da destra, ospite dei “Giovedì letterari” di Moscufo.

“La pazienza dei melograni” richiama lo spiluccare dei piccoli semi di questo frutto dal colore acceso, la meraviglia dell’essere bambino e la voglia di ascoltare l’imberbe senso di giustizia. «I bambini soffrono, quando diciamo bugie. E quanto piangono», ha detto con dolcezza la poetessa il 4 luglio scorso in occasione del “Giovedì letterario” organizzato dall’assessorato comunale alla cultura di Moscufo, in provincia di Pescara, nella struttura “Il Frantoio delle idee”.

La silloge compie una ricerca lessicale interessante e propone alcune parole chiave che dovremmo recuperare. “Levità”, respiro (“soffio”, “silenzio”, “luce”) e “dimenticanza” sono nuclei tematici da tenere a mente come possibili sviluppi esistenziali che arricchiscono l’anima.

“Quanto sarebbe bello coniugare

il tempo presente

infilare i desideri

in ogni asola lasciata solitaria

e continuare a dire «entra pure»

perché le porte sono solo passaggi”

Avete mai notato l’ambiguità della parola “perdono”? A seconda di dove mettiamo l’accento spostiamo la vittoria. Nel perdòno è chi dimentica, a vincere. Ma dietro l’angolo spunta la parola pèrdono, quasi a dire che per ogni azione dimenticata c’è qualcosa o qualcuno che viene sconfitto.

E se l’indulgenza fosse una sorta di vendetta?

“Imparare a sedersi senza subire

il peso del tronco, questo vorrei”

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