“La promessa” è il romanzo con cui Damon Galgut ha vinto il Booker Prize nel 2021. Pubblicato a novembre dello stesso anno dalle Edizioni E/O, è la storia di una saga familiare, collocata nella situazione sociale e razziale del Sudafrica.
Trama de La promessa
Le vicende della famiglia Swart, genitori e tre figli proprietari di una fattoria nel Sudafrica, si snodano nell’arco di trent’anni. “La promessa” si apre con il primo dei quattro funerali, vere e proprie tappe in cui la storia prende fiato e poi riprende, occasioni nelle quali si ritrovano i personaggi principali o, per meglio dire, i superstiti man mano che la famiglia perde uno dei componenti. Ad ogni incontro, Amor, una dei tre figli di Rachel e Manie, – unica testimone di un patto stabilito sul letto di morte di sua madre – ricorda la promessa fatta dal padre alla giovane moglie.
Si tratta della casa in cui Salome, la domestica, abita: dopo tutto l’affaccendarsi per la famiglia ha il diritto di appartenerle, deve diventare di sua proprietà. Solo Amor ha sentito le parole di consenso del padre, solo lei ricorderà ed implorerà ad ogni nuovo funerale che la promessa venga mantenuta.
“Nello stesso modo impassibile con cui Salome spazza e pulisce la casa e lava i vestiti delle persone che la abitano, si è presa cura di Ma ( Rachel), vestendola, spogliandola, tutti i lavori che le persone di famiglia non volevano fare, troppo sporco o troppo intimo, lasciatelo fare a Salome, è per questo che viene pagata, no?”
Ma Salome è una donna nera, una domestica; una promessa tale, anche se data sul letto di morte, non può essere mantenuta nel Sudafrica che sa relegare e segregare. Solo alla fine sapremo se la costanza di Amor abbia fatto sì che la promessa possa essere mantenuta.
Recensione
Dopo aver letto le prime pagine, confesso, la tentazione di lasciar perdere non si è fatta attendere. Meno male che a volte la pazienza ripaga; sarebbe stato un peccato non perseverare. Man mano che proseguivo, la famiglia Swart, nella sua completezza, mi ha tenuto avvinghiata alle pagine del libro. I fili che tengono unita la storia ci sono, eccome. Ogni personaggio ha la propria collocazione, il suo ordine. Si svelano i caratteri di ognuno, le loro manie, le loro imperfezioni: ciò che all’inizio non trapelava viene portato in superficie.
Ad esempio balza la figura di Anton, uno dei figli, apparentemente disinvolto, ma inconcludente, completamente alla deriva, oppure quella di Astrid con la sua irrequietezza. Amor sembra il personaggio più vero, quello verso cui proviamo un’indiscutibile, spontanea simpatia, quello che ha fatto del mantenimento di una promessa il suo punto di forza. La sua generosità, il suo senso etico sono in netta contrapposizione allo spirito opportunista del padre e dei fratelli, i quali non vogliono cedere ai cambiamenti.
Lo stile è originale, intenso. La trama presenta colpi di scena inaspettati, passaggi repentini dalla terza persona alla prima, in un misto di narrazione oggettiva e soggettiva o di salti temporali imprevisti, ma decisamente gradevoli. Interessanti e mai pesanti i riferimenti alla complessa condizione sociale del Sudafrica. L’autore riesce ad alleggerire i contenuti con un sottile, persuasivo stile umoristico, stendendo anche sui personaggi più negativi un velo di compassione.