“La vita a modo mio” – Wilfred Thesiger


Voto: 5 stelle / 5

“La vita a modo mio” (The life of my choice) è l’autobiografia dell’esploratore e scrittore britannico Wilfred Thesiger, edita in lingua originale nel 1980. A ottobre 2022 Edizioni Settecolori la fa conoscere in Italia nella splendida traduzione di Aridea Fezzi Price. Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea ricevuta in omaggio.

Nata negli anni Settanta, la casa editrice milanese punta su testi mai pubblicati o da tempo fuori catalogo, letteratura di viaggio anglosassone estranei a moda, ideologie, conformismi. Per me è stato un privilegio conoscere riflessioni e tranche de vie che questa figura leggendaria, prossima alla settantina, sceglie di condividere con i lettori.

Trama di La vita a modo mio

L’invito di filosofi e pensatori a non sprecare il tempo vagheggiando come spendere l’esistenza sembra confezionato ad hoc per l’esploratore e scrittore britannico sir Wilfred Patrick Thesiger (1910-2003). A poco più di vent’anni ha ben chiara la sua stella polare: avventurarsi in luoghi impervi e pericolosi per arrivare là dove non è mai arrivato nessuno. Se la caccia è una sfida irresistibile e gratificante che risponde a bisogni primordiali, l’attività di cartografo e collezionista di pelli di uccelli rari sono un interesse collaterale. A scuola Alessandro Magno è il suo eroe. Nella vita esplorare l’ignoto diventa il suo mantra. Come tutte le decisioni autentiche, anche la sua è dettata dall’istinto e sostenuta dall’abito mentale di chi vive con frugalità e pensa con grandezza.

Negli anni Trenta del Novecento partecipa alla prima di numerose spedizione in Dancalia. Lo scopo è risalire alla foce del fiume Awash, raggiungere il Sultanato sunnita di Aussa ostile agli infedeli, addentrarsi nella terra di nessuno. La Dancalia – a maggioranza desertica di lava e sale, clima caldo e arido -, era abitata da una popolazione fiera e sanguinaria, incline tanto all’omicidio quanto all’ospitalità. Costanti le faide tra gruppi etnici dall’indole litigiosa. Il resoconto della spedizione ha l’impatto visivo di un kolossal, la precisione di un occhio finissimo, il distacco di chi parla di sé solo se necessario. Affidato il carico ai cammelli, il gruppo procede compatto a dorso di mulo calibrando le marce forzate. La complessità del paesaggio disorienta: terreni fangosi, colline, foreste, burroni, gole, tempeste di sabbia e pioggia; temperature torride, minaccia di malaria e razziatori.

Oggi agenzie turistiche di nicchia pubblicizzano la Dancalia come uno dei luoghi più inospitali della terra. È il tesoro salino del lago Assal a valere il viaggio. Wilfred Thesiger lo ammirò per primo.

L’interesse per le popolazioni locali matura progressivamente, trasformando il piacere del cameratismo in affinità elettiva. Ha origine durante la spedizione in Darfur, il cui resoconto ammalia come tutti gli altri. Cairo, Gerusalemme, Fez, Medio Oriente: c’è l’imbarazzo della scelta.

Wilfred Thesiger minimizza con  britannico aplomb gli inconvenienti pratici “Anche travestita da tè l’acqua aveva un sapore singolarmente sgradevole”. Penetra ciò che vede “I turchi hanno un aspetto così incongruo con abiti europei di seconda mano”. Nella compostezza dei capi tribù riconosce i suoi pari.

Grazie al background del padre diplomatico e ministro in Abissinia, dello zio Viceré in India, l’autore gode di privilegi unici in termini di esperienze, educazione, contatti, opportunità. Osserva e impara sempre. La storia l’ha vista in azione e ha contribuito a scriverla. La parte dedicata al suo iter formativo in Gran Bretagna è vivida quanto quella sul secondo conflitto. Comandante nell’unità militare anglo-egiziana in Sudan. Agente di intelligence al Cairo. Impegnato nelle Forze speciali in Nord Africa.

Recensione

Thesiger ha visto due versioni del mondo, ma è rimasto fedele a uno solo: il suo. Nato e cresciuto ad Addis Abeba fino a 8 anni, ha conosciuto l’impero ottomano e anglo-indiano, il Congo belga e la Rhodesia, il Protettorato Britannico orientale perché il Kenya non esisteva. Dopo il processo di decolonizzazione non cambia interessi e convinzioni. Rivolge la sua attenzione al deserto, l’altare maggiore di Dio come recita un proverbio arabo. Radicalizza la nostalgia per il mondo dove ha realizzato i suoi sogni e che ora non c’è più, violato da tecnologia, turismo di massa, caos politico e da un’occidentalizzazione dei costumi che ha contagiato le nuove generazioni.

L’attitudine nostalgica ha radici lontane, dall’entrata trionfante a Addis Abeba dell’esercito di Ras Tafari. Ha sette anni quando assiste all’evento. Da allora il suo cuore farà il tifo per l’Abissinia.

Credo che quel giorno abbia instillato in me un desiderio di barbarico splendore che durerà tutta la vita e che mi abbia inculcato una duratura venerazione per i costumi radicati nel tempo, da cui deriverà il rancore per le innovazioni occidentali in altre terre e il disgusto per la scialba uniformità del mondo moderno”

Larger than life

Chi è l’autore? Un conservatore illuminato che crede nel rispetto delle tradizioni altrui, in netto anticipo sui tempi? Un laudator temporis acti chiuso al presente? Un figlio dell’establishment che non discute l’imperialismo della Corona, ma si invelenisce contro la politica di Mussolini in Etiopia e si disinteressa del golpe franchista in Spagna? Thesiger bersaglia soprattutto l’impiego di gas tossici contro militari e civili abissini e l’acquiescenza della Società delle Nazioni di fronte all’aggressione territoriale italiana. L’argomento è delicato. Pensando alle atrocità commesse dagli inglesi nelle colonie, rischiamo di addentrarci in un terreno scivoloso.

È inutile profilare una personalità ossimorica come la sua. E tantomeno giudicare il passato con parametri attuali. Che l’uomo vada osservato in relazione alle circostanze del suo tempo ce lo ricorda l’autore stesso. Scevra di protagonismo, “La vita a modo mio” di Wilfred Thesiger è una cornucopia di luoghi, culture, esperienze condivisi e convissuti, non meramente osservati. Di incontri significativi, emozioni, pensiero e profonda malinconia, perché “La superficie del globo non offre più orizzonti all’individuo avventuroso alla ricerca dell’ignoto”. Seicento pagine spettacolari.

Commenti