“L’arte sconosciuta del volo” – Enrico Fovanna


Voto: 5 stelle / 5

“L’arte sconosciuta del volo” è un romanzo di Enrico Fovanna pubblicato da Giunti a gennaio 2020. L’autore è un giornalista presso il quotidiano «Il Giorno» e scrittore. Ha vinto con “Il pesce elettrico”, suo romanzo d’esordio, il premio Stresa 1996 e il premio Festival del Primo romanzo, al Salone del libro di Torino 1997.

Trama de L’arte sconosciuta del volo

Premosello, Piemonte settentrionale. Primi anni Settanta.
Tobia vive un’infanzia felice e spensierata. Giochi e corse si alternano a arrampicate sugli alberi, con Ettore suo più caro amico. È proprio dall’alto di un ciliegio che Tobia scorgerà per la prima volta Carolina, una bambina dai capelli neri, orfana di madre, da cui resterà folgorato e per la quale proverà un amore innocente e puro.

“Non avevo un nome da dare a quell’inquietudine però avvertivo che non si sarebbe dissolta con la notte. C’è sempre una traccia di eterno in ogni attimo che conta davvero”.

È quanto dirà Tobia un istante dopo averla vista.
Già, tracce di eterno, come eterna sarà l’amicizia che legherà Tobia a padre Camillo, un frate giunto in paese da non molto tempo e che in breve si accattiverà la simpatia dei ragazzi proponendo loro gite, giochi e letture.
Quando Premosello verrà colpita da due infanticidi, Padre Camillo sacrificherà la sua reputazione tacendo una verità che avrebbe portato solo dolore e nessun vantaggio. Non ha senso dire la verità se “il colpevole non può essere punito”.
Padre Camillo sarà il maggior sospettato ma non da Tobia che della sua innocenza non dubiterà mai. Tuttavia in paese comincerà ad insinuarsi la circospezione, il clima cambierà , prima in maniera impercettibile poi inequivocabilmente. Tra le case e i vicoli si farà strada la diffidenza. Le madri scorteranno i loro figli ovunque, ai giochi all’aperto preferiranno chiuderli in casa. La paura invaderà l’animo di tutti e Tobia farà sempre più fatica a incontrare la sua Carolina. L’amata, poi, colpita dal lutto per la morte di suo padre, andrà a vivere a casa di una zia lontano da Premosello.
Tobia non ne avrà più notizie.
Così, vista l’atmosfera cambiata e la sua infanzia ormai perduta, accetterà senza ritrosie il trasferimento in Liguria insieme ai suoi genitori per il nuovo lavoro di suo padre.
Il tempo passerà, Tobia andrà a studiare medicina a Milano.
Diventerà medico legale. La vita non gli risparmierà insoddisfazioni e fallimenti come il divorzio. Sembrerà aver dimenticato la sua infanzia e i suoi amici Ettore, Carolina, Camillo, Lupo, ragazzo ingenuo e sempliciotto a cui era legato da un affetto sincero, la maestra Ortensia personaggio importante per la sua crescita.
Fino alla sera in cui riceve la telefonata di Ettore che lo informa della morte di Lupo. I ricordi riaffiorano. I funerali di quest’ultimo offriranno a Tobia l’occasione di tornare a Premosello molti anni dopo, guardare in faccia il passato e finalmente chiudere i conti con esso.

Recensione

Tobia è perfettamente dipinto come bambino timido e sensibile, con un profondo senso di giustizia. Senso di giustizia che gli consentirà, per esempio, di cogliere la pietà che anima suo padre nell’atto di torcere all’indietro il collo a una trota appena pescata  e il rispetto per l’animale.

“E poi intuivo che c’era qualcosa di nobile in quella crudeltà apparente. E dire che avevo sempre giudicato più buoni i pescatori che non davano il colpo di grazia”.

Quello di Tobia è il percorso di un bambino che diventa uomo attraverso la ricerca della verità. La statura di un individuo cresce davvero quando egli seppellisce i fantasmi del passato e liberandosi del vecchio, lascia le porte aperte al nuovo.
Capita purtroppo , che la verità arrivi a destinazione ben più tardi della maldicenza e del giudizio. Come se prima di giungere forte alle coscienze, essa dovesse arrampicarsi sul fianco ripido di una montagna altissima.
Evidente è lo scorrere del tempo. Denso e veloce a Milano; rarefatto, lento e quasi fermo a Premosello ma comunque ineluttabile.
Unico punto critico, il movente che per due delitti potrebbe apparire debole. Si tratta di ben due infanticidi.
Tuttavia se buttiamo un occhio più attento al contesto in cui si svolgono i fatti, primi anni Settanta in un paesino di non troppe anime, è altamente possibile, anche se non giustificabile, che la paura del giudizio e dell’isolamento abbiano prevalso su ogni buon senso azzerando l’umana compassione e muovendo senza remore la mano dell’assassino.

Il tutto è raccontato da una penna sensibile e da una scrittura accattivante che rende la lettura molto piacevole.
Colpisce l’umanità e la delicatezza con cui vengono toccati i sentimenti. In particolare quelli di Tobia prima bambino, poi adulto e quelli di padre Camillo.
Magistralmente fotografati i luoghi: chiunque li abbia visitati non faticherà a riconoscerli. Come passeggiare tra i monti, come tornare a Premosello.

Arcangela Guida

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