“Nero lucano” – Piera Carlomagno


Voto: 5 stelle / 5

Se fosse stato pubblicato in America, “Nero lucano” di Piera Carlomagno (Solferino 2021) sarebbe stato probabilmente definito un “page turner”, ovvero un libro che costringe il lettore a voltare continuamente la pagina senza riuscire a interrompere la lettura. E di fatto questo romanzo presenta la tensione e il ritmo di un grande thriller: vi sarà difficile interromperne la lettura prima di essere giunti alla risoluzione finale. Ringraziamo l’agenzia Anna Maria Riva e la casa editrice per la copia digitale in omaggio.

Trama di Nero lucano

A Grottole, un paesino del materano, viene rinvenuto il cadavere di un uomo dal cranio orrendamente spaccato in due, forse da un colpo d’ascia; tra le sue mani, quasi a firmare il delitto, una cartina geografica della Basilicata. Si tratta di Brando Carbone, un noto ingegnere di origini lucane che da tempo abita a Varese, tornato in paese per affari sui quali sembra esserci poca chiarezza. La sua efficiente segretaria – e forse anche amante – ne ha preso le tracce proprio alla vigilia della firma di un accordo importante; la moglie Leda, donna indefinibile e inquieta, si mostra tanto vaga da divenire presto una palese sospettata.

Recensione

Piera Carlomagno mette in scena una detective assolutamente “centrata” e singolare: l’anatomopatologa Viola Guarino, un po’ scienziata e un po’ strega. Figlia di una madre eccentrica, nipote di una lamentatrice funebre professionista e di uno stregone in camice da farmacista, Viola possiede una naturale conoscenza degli abissi dell’animo umano e un intuito quasi inquietante. Accanto a lei si muove Loris Ferrara, Sostituto Procuratore napoletano di istanza a Matera perché in fuga da un matrimonio in crisi. Insieme dovranno orientarsi in una storia altalenante tra droga, perversione, esoterismo e religiosità.

“Nero lucano” è un noir dai meccanismi perfetti, dotato di una massiccia dose di suspense. Al tempo stesso è un romanzo dalla scrittura “artigianale”, che attinge molto dalla narrativa di provincia in termini di ricostruzione degli ambienti e di approfondimento emotivo dei personaggi che l’autrice ci rende perfettamente credibili e reali.

Sullo sfondo c’è una Matera invernale e tempestosa, ricca di un fascino inquietante: fa da scenario perfetto alla discesa di Viola nei meandri della psiche e alla sua corsa contro il tempo sulle tracce dell’assassino.

L’ultima pagina la voltiamo con una sorta di nostalgia per una storia che è già finita e che vorremmo non avere ancora letto. Ma anche col desiderio e la speranza di tornare ancora in Basilicata.

Insomma, aspettiamo con ansia nuove avventure di Viola.

Lara Mei

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