“Presenza oscura” – Wulf Dorn


Voto: 5 stelle / 5

L’ultimo pensiero lo ricorda bene: aveva paura. una paura terribile. “Mi chiamo Nikka. Ero stata uccisa. Ma questo era solo il principio”. Più chiaro di così e più improbabile, allo stesso tempo, non si può nel prologo del nuovo titolo di Wulf Dorn “Presenza oscura” (agosto 2019, 432 pagine. 18.50 euro), ottavo dello scrittore tedesco. Uno psicothriller, come gli altri, tutti pubblicati in Italia da Corbaccio e già usciti in edizione tascabile col marchio Tea Libri. Dello stesso autore abbiamo recensito anche “Phobia“.


Un avvio intrigante per Presenza oscura

copertina presenza oscuraUn avvio intrigante, in pura modalità Dorn e con un titolo, “Post mortem”, che non deve portare fuori strada, però. La narrativa dell’autore bavarese non è affatto macabra, semmai tende ad addentrarsi nei percorsi più malati della mente umana.

Scrive da quando aveva sedici anni e tuttavia ha cominciato a pubblicare in Germania solo nel 2009, a quaranta. “La psichiatra”, il romanzo d’esordio, è approdato da noi nel 2010. L’ultimo uscito, ora scavalcato dall’attuale, è stato “Gli eredi” (Corbaccio, 2017). Intanto ha lavorato per anni come logopedista per pazienti psichiatrici, attività che ha lasciato tracce evidenti nel suo modo di scrivere, soprattutto nelle trame e negli sviluppi dei suoi thriller psicologici di grande successo internazionale.

Certo che il nuovo prende subito. Regala l’emozione di seguire il coinvolgente processo mentale di una ragazza, nel corso di un lungo periodo di morte apparente che la paralizza. I lettori saranno letteralmente conquistati da un evento drammatico, descritto in modo straordinariamente credibile. Per 21 lunghi minuti il cuore cessa di battere, ma il cervello continua a funzionare. Nikka avverte l’affanno di chi le sta intorno, ma non può interagire in alcun modo con l’esterno.

A sedici anni non si pensa di morire.

A quell’età la vita è appena cominciata, si hanno davanti tanti progetti per il futuro e tutto il tempo del mondo per realizzarli. Così si pensa, ma la realtà è diversa, quando ci si ritrova nel letto bianco della terapia intensiva, col bip dell’elettrocardiografo che scandisce un monito ineludibile: niente può considerarsi scontato, nemmeno il battito del cuore, dopo essere stata 21 minuti senza ritmo cardiaco, fino alla riuscita delle manovre di rianimazione.

È accaduto un mercoledì 31 ottobre, Halloween, la notte degli spiriti. Zoe, coetanea e amica del cuore, aveva insistito tanto perchè andassero a festeggiare in quel locale.

È accaduto all’improvviso. Da un momento all’altro, si è ritrovata con la vita frantumata in mille schegge. Un attimo prima era una ragazza normale, con una vita magari banale, un istante dopo è cambiato tutto, è finita sdraiata per terra, senza sapere come e perché, con la vista annebbiata, un gran mal di testa e il cuore che pulsava forte. Lampi di luce davanti agli occhi le davano la sensazione che la realtà davanti a lei si muovesse al rallentatore, stroboscopicamente.

I ragazzi le si erano fatti attorno.

Chiedevano, insistevano perché si muovesse, ma non poteva rispondere, pur comprendendo perfettamente le domande. Provava una terribile, spossante vertigine.

L’avevano messa a sedere, ma si sentiva scivolare in basso, circondare da qualcosa di denso, che cancellava ogni pensiero. Era terribilmente consapevole di non avere controllo, se ne stava andando e non c’era modo di opporsi. Non per lei, non per gli altri, che potevano solo chiamare i soccorsi e insistere perché arrivassero in fetta.

L’oscurità si era chiusa addosso, le voci si erano spente, sembrava di affondare in un lago melmoso. Poi solo silenzio, troppo silenzio.

Era morta e i soccorritori erano riusciti a rianimarla solo perché un ragazzo in discoteca aveva continuato a praticarle la respirazione per tutto il tempo, fino all’arrivo dell’ambulanza.

Tre giorni dopo, in clinica, un uomo con lo sguardo amichevole si informa delle sue condizioni. È il commissario capo Stark, sulla cinquantina, capelli rossi tagliati corti come un poliziotto semplice.

No drug.

Il dott. Mehra dice d’essere certo che il collasso sia stato provocato dall’assunzione di qualche sostanza stupefacente.

Ma no, non aveva assunto niente di particolare, non di sua volontà, questo è sicuro. Nel Club P2 ad Halloween c’era andata vestita da Samara, la ragazzina inquietante del film The Ring, con la sottana bianca e tanti capelli lunghi davanti al viso. Non ricorda molto, c’era tanta gente e in mezzo agli sconosciuti non si trova a suo agio, al contrario di Zoe, molto più spigliata di lei.

Certo che se un commissario si è mosso, non è per la droga o per un’overdose presunta. È che Zoe, da quel locale, è scomparsa.

Si consiglia la lettura di Presenza oscura a tutti gli amanti degli psicothriller.

Commenti