“Il giardiniere di Versailles” – Alain Baraton


Voto: / 5

Il giardiniere di Versailles si apre con un evento naturale, una tempesta. Il luogo è Versailles, i giardini della Reggia: chi ci parla, in prima persona è Alain Baraton, capo giardiniere.


Trama

Siamo nel 1999. Il terribile temporale imperversa la notte di Santo Stefano, ed è il rumore del vento e della pioggia che sveglia Alain. I danni, appurati per intero soltanto il giorno seguente, sono ingenti: alberi sradicati (compreso uno dei più antichi, piantato nell’Ottocento, un enorme tulipifero), strade invase da rami e impraticabili per via del fango, fontane torbide e piene di detriti. L’eco della catastrofe attraversa l’Oceano e fa il giro del mondo.

Si può definire questo libro una cronaca fedele di chi ha vissuto e vive i Giardini di Versailles dall’interno, e che li ha amati e li ama più della reggia di cui sono la splendida cornice. Alain non ha nulla di speciale, è un uomo semplice, che nemmeno sognava di fare il giardiniere. Quinto di sette figli, non aveva ben chiaro cosa fare della sua vita e non era molto considerato. Scopre però la passione del giardinaggio iniziando ad aiutare il nonno, una figura che amerà e rispetterà per tutta la vita.

Il suo arrivo a Versailles è del tutto casuale, e inizia facendo i lavori più umili, come sempre accade. Gradualmente s’innamora del mestiere, impara a riconoscere le piante, a capire i ritmi della natura, e dopo aver passato anni all’ombra dei veri professionisti, viene promosso giardiniere capo. Qui, come lui stesso spiega, avviene la sua vera nascita al mondo.


Copertina del romanzo "Il giardiniere di Versailles"

Commento de Il giardiniere di Versailles

Per chi, come me, ha visitato i Giardini di Versailles questo libro non può mancare. Alain ci guida passo passo attraverso i viali dove passeggiavano re e regine, ci racconta la storia e l’origine di ogni aiuola di fiori, di ogni fontana. Ci racconta di quelli che considera i suoi maestri, i giardinieri del passato, come i Giardini sono nati, che idee avevano coloro che li progettarono.

Esprime dispiacere per la tecnologia che avanza e che ha reso il suo mestiere più semplice ma meno vero, meno attaccato alla terra. E non ultimo, attraverso il verde ripercorre la storia di tutta la monarchia francese: tramite lui possiamo immaginare l’Hameau de la Reine, il piccolo palazzo che Maria Antonietta volle far costruire per sfuggire all’etichetta asfissiante della corte. E ritorna poi ai giorni nostri, descrivendo gli spettacoli e le feste di cui la reggia è meravigliosa scenografia.

Serena Nencioni

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