“Scuola di solitudine” è il nuovo libro di Crocifisso Dentello, pubblicato da La nave di Teseo ad aprile 2024.
Trama di Scuola di solitudine
“Scuola di solitudine” è un romanzo scritto in prima persona in cui il protagonista racconta determinati episodi della sua preadolescenza isolata, volutamente solitaria, sintomatica di disagi psicologici e sociali a cui un ragazzo non può far fronte da solo. In particolare, viene raccontata la storia di un’amicizia.
Tra i temi preponderanti: la diversità, il bullismo, l’integrazione.
Ognuno riconoscerà, nel protagonista di “Scuola di solitudine” quella persona incontrata almeno una volta nella vita che non ci si è sforzati di capire, assecondare o almeno, semplicemente, non ignorare. Nessuno può immaginare il grado di preoccupazione o di disperazione a cui può arrivare sua madre, o la quantità di rabbia che si può innescare in suo padre.
Recensione
Parto dal titolo. Il titolo “Scuola di solitudine” può essere tanto respingente quanto profondamente attraente: perché un lettore scelga questo libro, ha tantissimo peso la momentanea disposizione d’animo. C’è abbastanza serenità per affrontare una lettura che si immagina affondare nei recessi più bui della coscienza? O si ritiene di stare già troppo male per caricarsi anche del dolore degli altri?
Dunque, mettiamola così: vi dico subito che se vi aspettate un libro lagnoso, un canto notturno del pastore errante dell’Asia, non siete sulla strada giusta. Forse su una parallela, ma non quella principale. Perché “Scuola di solitudine” parla di una giovinezza leopardiana, sì; ma vi incanterà per il tono e lo stile. E a un certo punto accantonerete compassione, retro pensieri, curiosità voyeuristiche e vi abbandonerete alla storia.
Anzi, molto altro: non vi interesserà neanche più sapere se quanto raccontato sia vero, inventato o una via di mezzo. Tornerete al libro per il solo bisogno di tornare ad ascoltare quella voce narrante, a seguire quello sguardo, e a riflettere.
“Sento di averlo perdonato. Non solo perché l’atto della scrittura diventa mio malgrado una forma di redenzione, un modo per riconciliarmi e riconciliarsi, ma perché penso che senza la sua morbida persecuzione io non mi sarei mai percepito come una vittima e dunque non sarei mai diventato uno scrittore”
“Scuola di solitudine” è un romanzo che ho letto come ipnotizzata, perché Crocifisso Dentello ha il coraggio e la forza di far entrare il lettore nella carne e nell’intelligenza di un escluso.
Il potere dell’immedesimazione
Oggi chiameremmo body shaming il principio del processo di emarginazione descritto nel libro, ambientato all’inizio degli anni Novanta. Viverlo dall’interno, però, fa letteralmente sentire male chiunque di noi abbia anche una sola volta pensato di penalizzare qualcuno per il suo corpo o per il suo carattere introverso. Soprattutto nel contesto di una classe e nel periodo ingrato delle medie, in cui la scoperta dell’Altro è ancora animalesca e vige la legge non scritta della popolarità, passare dalla solitudine del corpo alla solitudine dell’anima è un attimo.
“Mi crogiolavo nell’impotenza perché sapevo che non potevo emanciparmi da questa vergogna indotta senza dismettere completamente me stesso”
“Scuola di solitudine” non è il pianto in un angolo di camera, ma un dito legittimamente puntato contro la superficialità. Il bello è che questo dito non è accusatorio, ma pietoso. Ci dice che siamo ancora in tempo per cambiare il nostro approccio; che quel bambino o ragazzo che abbiamo in mente ci sta parlando dal futuro, e tutto può ancora essere cambiato.