Da maggio 2023 è in commercio “Senza disturbare nessuno” di Luca Giachi (Giunti Editore, Collana Waves, 176 p.). Per molti genitori è difficile accettare l’autonomia dei figli, ma cosa succede quando è un figlio a confrontarsi con la loro di autonomia? Ce lo racconta questo ironico romanzo sul legame tra un figlio adolescente e la mamma Caterina, ostinata a vivere senza disturbare nessuno. Infatti si è sempre sentita un romanzo impolverato su uno scaffale, uno di quelli che nessuno vuole leggere.
Ringraziamo la casa editrice e l’ufficio stampa Agenzia Anna Maria Riva per la copia digitale ricevuta in omaggio.
Trama di Senza disturbare nessuno
Sembra un diciottenne come tanti il protagonista-voce narrante Enrico Manducci della buona borghesia capitolina. Liceale all’ultimo anno, è uno di quegli studenti che sostano sereni nel parcheggio del 5 e dintorni per poi sfangarla agli scrutini. Ma in occasione del diploma la fortuna gli volta le spalle. All’Esame di Stato viene bocciato per il muro ostativo della professoressa di italiano, che riassume un’intera categoria di docenti incapaci di farsi rispettare, disprezzati dagli alunni che loro sono i primi a non amare e inghiottiti dalla solitudine al di fuori delle mura scolastiche.
A ben vedere il ragazzo è autonomo rispetto al paradigma culturale mainstream dei suoi coetanei. Disdegna trash, moda e videogiochi, non fa del cellulare un’estensione del suo corpo. E poi avercene di studenti come il Manducci che intuisce quanto la letteratura insegni a vivere! Infatti non ha intenzione di finire come Leopardi che la vita l’ha guardata dalla finestra. E si riconosce nell’universalità di Antonia Pozzi al punto da farne il passepartout per capire sua madre da giovane.
La bocciatura manda in fumo le vacanze: i genitori lo spediscono in direttissima a lavorare da uno zio coatto alla Verdone, proprietario di uno stabilimento balneare a Fregene. Nella finzione narrativa si chiama “Tangita” ma non si distingue dai numerosi complessi che da un paio di decenni hanno lanciato un nuovo turismo balneare a base di aperitivi e dj set sulla spiaggia nella speranza di rimorchiare. Enrico diventa subito la mascotte in questo stereotipo di cafonal intergenerazionale, dove il mare è un optional, gli aperitivi un must e ballare una danza propiziatoria all’accoppiamento.
Finalmente solo con se stesso, giorno dopo giorno vede scorrere davanti agli occhi un anno segnato da una crisi famigliare, di cui fatica a contenere l’onda d’urto.
Recensione
Il romanzo è articolato in 18 microsezioni tematiche che ritmano pensieri e ricordi dell’annus horribilis di un adolescente acerbo, più disorientato che confuso, un po’ frustrato, teso a capire senza giudicare, scevro dal narcisismo della sua generazione. Non a caso il lettore ignora il suo aspetto.
La lingua è diretta, vicina al parlato; dosata con misura l’infiltrazione di giovanilismi, colloquialismi e parolacce. L’espansione del punto fermo rispetto alla virgola marca un andamento paratattico. Anche in questa terza prova narrativa è palpabile l’amore per Roma, ciambella di salvataggio per il protagonista in crisi. A Enrico piace girovagare nella capitale alla ricerca di un centro di gravità. Lo trova in una biblioteca dove scopre il piacere della lettura affrancata dalla programmazione didattica.
Affine al romanzo di formazione, etichetta che l’autore ritiene inutilmente restrittiva, ci racconta con l’immediatezza dei sentimenti autentici quanto sia difficile per un adolescente accettare che i genitori sono individui, con un passato da alunni e un presente autonomo in quanto uomo e donna. Grazie alle esperienze maturate durante il castigo estivo, il protagonista rimodella l’immagine di mamma e papà, accettandone le imperfezioni.
Tanti ragazzi possono riconoscersi in questa storia semplice, divertente e malinconica. Il protagonista non è un ribelle protestatario arrabbiato con il mondo o un emarginato. Nemmeno un viziato costretto a confrontarsi con la vita. Enrico è un ragazzo sensibile e gentile che osserva, capisce, impara. È questo a renderlo speciale.