Il 9 febbraio è uscito per Bompiani il nuovo libro di Enrica Tesio “Tutta la stanchezza del mondo”. L’autrice è molto nota sui social network, dove commuove e strappa risate con riflessioni sulla vita quotidiana e aneddoti in chiave ironica. Ringraziamo la casa editrice per la copia omaggio digitale.
Trama di Tutta la stanchezza del mondo
“Tutta la stanchezza del mondo” è strutturato come un saggio, che riesamina le dodici fatiche di Ercole alla luce del terzo millennio.
“E poi notate il sistema di illuminazione esterno, particolare nel contesto, può piacere o meno, ma è unico.” Uscendo sul balcone sono stata sparaflesciata dalla scritta al neon Auchan, pure intermittente.
Casa, burocrazia, felicità e piccole cose sono alcuni dei macroargomenti in cui l’autrice si muove con leggerezza e malinconia, facendo largo uso di iperboli mai fuori luogo.
Recensione
Il libro sembra decollare lentamente, forse in misura inversamente proporzionale a quanto il lettore conosce già l’autrice. Anche l’impatto degli argomenti segue la stessa regola. Nonostante questo, non ci si annoia mai: lo stile di Enrica Tesio è ironico, coinvolgente e disarmante. Offre un esempio di autoironia a cui attingere quotidianamente come una boa di salvataggio di fronte agli imprevisti e, sì, anche ai dolori.
“Tristezza ha a che fare con una mancanza, mentre il dolore ha a che fare con una perdita. La perdita è lancinante, definita e purtroppo spesso definitiva, ha nome e a volte anche cognome. La mancanza no, è uno spazio bianco, un vuoto. A volte il dolore diventa tristezza, è quando la perdita diventa mancanza.”
L’autrice sembra iniziare con un certo imbarazzo: nei primi capitoli ci sono molte note, forse troppe, che fanno pensare a quando una persona gesticola troppo perché è nervosa. Sono note utilizzate in maniera originale, come fossero delle parentesi o un commento aggiunto a voce più bassa, per sdrammatizzare e divertire. Spesso l’effetto viene raggiunto con successo, ma confesso che in alcune pagine le ho saltate, per non interrompere la lettura.
Nella seconda parte, invece, Enrica Tesio sembra iniziare a rilassarsi. Si è come accomodata, mentre all’inizio sedeva sul bordo. Ha capito che siamo amici, che può contare su di noi, che non diremo niente a nessuno. Allora si scioglie e dopo averci parlato di noi, parla anche di sé stessa, della paura degli adulti, della fine di un amore.
“Voler essere capita senza chiedere di essere capita è fatica.
Mi stanca essere scema. Si pensa che sia scemo chi non riesce a farsi entrare le cose in testa, quando è evidente che è scemo chi non riesce a farle uscire certe cose dalla testa. Ossessioni, paure, idee nocive.”
Leggere Enrica Tesio fa sempre bene. Tutti dovrebbero avere una pastiglia di Enricatesiozolo sul comodino. È contagiosa nel modo di interpretare le cose e scherzarci sopra. Mi ha sbloccato un paio di ricordi che non vi sto qui a dire, ma che mi hanno molto divertito. La bambina che da dentro di lei ammicca e ci sorride ci conquista, e ci fa venire voglia di volere un po’ più bene a quella che ci aspetta dentro di noi.