“Una persona alla volta” è stato pubblicato da Feltrinelli a marzo 2022, dopo la morte del suo autore, Gino Strada. Il libro sostiene Emergency.
Trama di Una persona alla volta
Negli anni del dopoguerra, a Sesto San Giovanni dove Gino Strada muove i primi passi, tra il fermento delle industrie nascenti, si vivono “l’etica del lavoro, la responsabilità, il senso di comunità”. Nella semplice casa di operai, da dividere con zii e cugine, si respira quella solidarietà che contraddistinguerà le scelte di Gino. Affascinato dal lavoro del medico, in particolare dalla chirurgia, vivrà lo studio come una sfida. Non sono gli Stati Uniti, dove completa la sua preparazione e dove avrebbe avuto contratti vantaggiosi, a trattenerlo. Il suo ambiente naturale saranno le sale operatorie dislocate nei luoghi di guerra: Afghanistan, Perù, Somalia, Bosnia… E in ognuno di questi luoghi un dato appare inequivocabile: pochi sono i combattenti feriti rispetto ai civili, in gran parte bambini, attratti dalle mine, giocattoli disseminati per colpire il nemico nella parte più nobile e più fragile, con lo scopo preciso e scellerato di annientare l’infanzia.
Nel 1994, una nuova idea: creare un’organizzazione per curare le vittime di guerra. Si parte dal niente: non ci sono fondi, serve tutto, ma Emergency nasce, senza esitazioni, sostenuta da una passione che accumuna un gruppo di amici, testardi e generosi. Un team chirurgico in Ruanda, tanto per iniziare, con l’obiettivo di curare tutti, senza distinzione di amici o nemici.
Una parte del libro è dedicata anche al declino attuale della sanità in Italia, già avvistata dall’occhio esperto di Gino Strada da anni.
“Se ognuno di noi prima o poi avrà bisogno di un medico, allora ognuno di noi è potenzialmente cliente di un mercato. Non è un sistema criminale, ma legale….Convenzioni con ospedali e laboratori che sottraggono fondi alle strutture pubbliche. Decine di miliardi di euro nelle convenzioni”
Recensione
C’è il senso delle cose giuste in questo libro, in contrapposizione agli sbandamenti, alle incertezze, al sentire comune, spesso reclamato con l’espressione: “a volte la guerra è necessaria”. No, la guerra non è mai necessaria: lo proclama Gino Strada con tutto il suo sentire, la passione, l’ esperienza sul campo. Una posizione netta, radicale: non può esistere neanche una “guerra umanizzata”. Certo, anche senza aver letto il libro, ci ritroveremmo numerosi, sulla base dei nostri principi, a dichiarare l’inutilità della guerra. Ma l’autore apporta ben altro, dati che mostrano come sia economicamente svantaggioso, sia dal punto di vista economico che sui possibili sviluppi – ad esempio lasciando i talebani più forti di prima in Afghanistan – l’appoggio di paesi ad altri. Alla fin fine solo le industrie belliche ne traggono vantaggio.
La postfazione del libro è stata curata da Simonetta Gola, seconda moglie di Gino, la quale aggiunge qualche aspetto caratteriale, se mai ce ne fosse bisogno, ad un uomo che non aveva alcuna intenzione di scrivere un’autobiografia, ma non disdegnava la voglia di raccontare .
E’ un libro da proporre nelle scuole: i ragazzi potranno trarre una visione parziale, ma incisiva e potente quando la confusione dei messaggi quotidiani intorbidisce le coscienze. Perché Gino Strada “dietro ad ogni uomo che chiedeva aiuto intravedeva la moltitudine, curava e intanto rivendicava diritti. Una persona alla volta”.