“Una serata normale”

Sto per uscire e non so che fare. Che nervi. Non vorrei ma devo, perché è da tanto che me lo chiedono e non posso più rimandare. Ma non siete pazze, dico io? Uscire adesso, dopo tutto quello è successo. La quarantena è finita da neanche un mese, Dio santo. Siamo ancora tutti a rischio, non lo capite? Vogliono uscire, va bene. Spero proprio che mi stiano lontane. Un metro e mezzo minimo, ma anche due. Quanti saranno due metri? Cavolo, dovrei misurarli. Odio essere così ansiosa ma non ce la faccio. Non so nemmeno cosa mettermi. È da febbraio che non vado al ristorante. Ormai ho i panni pronti solo per la spesa, sempre gli stessi, ogni settimana. Che fine avranno fatto i vestiti? Devo pure truccarmi. E il rossetto? Nono, nessun rossetto. C’è la mascherina, sempre… no che sto dicendo, dovremo mangiare no? Allora forse serve… Uffa. Perché le cose devono essere sempre così complicate? Ma dico io, stiamoci a casa ancora un po’, no? 
Santa pazienza, era meglio la quarantena.

Già prima non amavo il pullman. Adesso non lo sopporto proprio. Non è ancora arrivato e già mi sento circondata dalla gente. Dove andate, tutti? Starsene a casa un altro po’ no, eh? Madonna, quel tizio, com’è strano. Quello in fondo ha pure starnutito. Gesù, è un marciapiede questo, mica una sala. C’è aria. C’è spazio. Perché dobbiamo stare tutti così ammucchiati?
Devo stare attenta e non mettermi a tremare. Ho l’ansia. La riconosco. So in anticipo quando sta arrivando. Cavolo, non è possibile. Non sono più abituata a queste cose. Già quando faccio la spesa detesto la fila. Finché c’è gente avanti, va bene, ma quelli che mi stanno dietro mi fanno impazzire. E se si avvicinano troppo? Non li posso guardare sempre, non posso girarmi ogni tre secondi. Sembrerei pazza. Adesso mi sento ancora peggio, perché nessuno rispetta più la distanza. Secondo me pensano che sia tutto finito. Mi sono dovuta alzare dalla panchina perché una signora è venuta a sedersi proprio vicino a me. Ma è impazzita? Ma dico io, stia attenta! Sto in piedi, piuttosto. Ho delle amiche troppo insistenti. Dovrebbero saperlo come sono fatta… Beh, forse lo sanno. Sanno che sono debole. Che non so resistere troppo perché poi mi vengono i sensi di colpa. Potevamo aspettare ancora un pochino, no? Perché dobbiamo sempre arrivare prime?

Mio dio, quanta gente! Ma come fa un pullman a essere così pieno? Ma dico io, non c’è un regolamento, un limite? Entrano tutti, in piedi, seduti, chi se ne importa. Avrei dovuto prendere quello successivo, ma sono già in ritardo. Chi le sente poi, quelle? Continuano a ripetere il fatto che non ci vediamo da tre mesi. Ma santa pazienza, non è che non ci siamo viste perché non avevamo voglia. C’è stata una maledetta pandemia di mezzo! E non è certo finita solo perché il governo ha detto che possiamo uscire. La gente continua a morire mentre noi giochiamo a fare le persone normali. Aspettiamo, dico io. Stiamo tranquilli un altro po’. Io ho paura. C’è troppa gente intorno. Mi guardano. Mi guardano tutti. Vedo solo occhi, occhi ovunque. Sono troppi. Vorrei scendere, ma non so nemmeno dove mi trovo. Dovevo stare vicino alle porte e invece mi hanno spinta dentro. Cosa avrei dovuto fare, farmi travolgere? Il ristorante è in centro, ovviamente. Perché mica potevano scegliere un posto tranquillo in periferia. No, loro vogliono stare in mezzo al movimento, come sempre. Tanto guidano, sole solette nella loro macchina. Oppure i fidanzati le accompagnano fino al tavolo. Mica pensano a me che devo attraversare una maledetta giungla!

Eccole, sedute. Almeno mi hanno aspettato. Non so cosa fare. Che imbarazzo, madonna. È strano vederle da vicino. Com’è ingrassata Antonia! Non me n’ero mica resa conto. E io? Forse sono ingrassata anch’io? Rosa invece è sempre perfetta, che pazienza che ha quella donna. 
Non so nemmeno come salutarle. Le abbraccio? Ma no, che dico. Non esiste proprio. Sul bus ho visto alcuni darsi il gomito, ma che roba è? Neanche fossimo camionisti, sant’Iddio. Cazzo, ecco Rita. Lo sapevo. Si sta avvicinando. È sempre stata affettuosa. Che faccio? Si offenderà se non l’abbraccio, ma non voglio. Sta arrivando. Non riesco più a sorridere, ma tanto non mi vede, giusto? Ho la mascherina. Cazzo, Rita, perché mi guardi così? Dio santo, non sono abituata, cerca di capirmi. Sento anche il suo profumo adesso. Mi guardano tutte. Voglio andare a casa. Voglio andare via. Come fanno tutti a ridere e scherzare? Stupidi. Stupidi. Madonna, tremo. Sto tremando. Oh no, non adesso. Dio ti prego. Sembrerò una pazza, ma i pazzi sono loro! Solo io ragiono qui dentro? Non lo capisce nessuno? Andatevene a casa, cretine. Andiamocene tutti! Sì, dico a tutti! Andatevene via. Cosa c’è? Smettetela di guardarmi. Smettetela di ridere. Non sono pazza. Voi siete pazzi! Non lo capite che è pericoloso? Vergognatevi. Egoisti. Narcisisti. Fareste qualsiasi cosa pur di divertirvi! 
Cosa fate? Non toccatemi! Non toccatemi con quelle mani! Siete impazziti? State lontani!
State lontani!

Commenti