“Una specie di felicità” – Francesco Carofiglio


Voto: 4 stelle / 5

“Una specie di felicità” è un romanzo di Francesco Carofiglio pubblicato da Piemme nel 2016 e da Mondadori nel 2018. Una particolarità di questo autore sta, oltre alla stesura e pubblicazione di vari romanzi, nell’abilità  grafica. La graphic novel, scritta da suo fratello Gianrico, “Cacciatori nelle tenebre”, deve alla sua penna…ops matita le illustrazioni.

“Sono il dottor Giulio D’aprile, psicoterapeuta, collaboro con questo istituto da qualche settimana e, come saprà, in accordo con la direzione abbiamo deciso di avviare una terapia riabilitativa”

Trama di Una specie di felicità

Giulio è uno psicoterapeuta sulla quarantina. La vita si consuma lentamente nell’istituto dove incontrerà il paziente che gli è stato affidato. Quest’ultimo, altri non è che Dario Moretti, settantacinque anni, ex direttore della scuola di specializzazione che lo stesso Giulio aveva frequentato anni addietro. 

Da quel giorno Moretti sarà suo paziente ma i ruoli tenderanno spesso ad invertirsi. Entrambi dovranno pareggiare i conti con verità dolorose.
Il dottor Moretti è un uomo autorevole, Giulio si sentirà inadeguato e vivrà spesso la sensazione di non riuscire a centrare il bersaglio. Il professore è abile a portarlo fuori strada. La partita che si sta giocando è tutt’altro che  ad armi pari. Moretti è molto più forte, molto più esperto, molto più capace di trovare parole e silenzi.
Fino al giorno in cui arriverà il momento, per il professore di raccontare qualcosa.

“Il vecchio riprese a parlare, il suono della voce era diverso, come se avesse ripulito la crosta di una ferita e adesso la esponesse, dolorosa, ma netta, agli occhi degli altri”.

Le rivelazioni del vecchio sembrano scavare intimamente l’anima di Giulio ponendolo di fronte al proprio vuoto emotivo e costringendolo a riprendere in mano la sua vita. Si intrecceranno le vicende dei suoi due figli Roberta e Simone con i quali Giulio sembra non trovare la chiave per comunicare, di sua madre Ginevra e di Chiara, una ragazza conosciuta una notte, della quale si innamorerà.

Recensione

L’atmosfera di “Una specie di felicità” è piuttosto malinconica. I dialoghi hanno poco slancio. 
Giulio è dipinto come una persona grigia, la cui vita è dominata da colori scuri. Il rapporto con i suoi figli è freddo. Come professionista non appare particolarmente brillante, spesso Moretti ribalta la situazione mettendolo al tappeto.
É tuttavia doveroso spezzare una lancia a favore di Giulio. Come può sentirsi un terapeuta ritrovandosi, giovane e ancora con molta strada da fare, ad analizzare la vita di un essere da lui ritenuto intellettualmente superiore e che gli ha fornito i ferri del mestiere?
Come si vive nei panni di colui che scioglie i nodi di chi la sa molto più lunga? Inadeguatezza e soggezione sono a portata di mano. Bella palestra di vita per Giulio!
È evidente il dramma umano del professore, il fallimento come professionista al quale sì, ogni terapeuta si espone intraprendendo quella strada ma che lascerebbe chiunque abbia una coscienza, in preda a indicibili sensi di colpa. 

“Io penso di avere delle responsabilità. Ci sono cose che sono dinanzi ai nostri occhi che non vediamo. Io non ho visto. Non ho saputo vedere.”

Si apre così una finestra sulla vita intima del terapeuta e sulle sue emozioni. Un terapeuta non è  un essere immune al dolore e per quanto possa apparire neutrale, non è mai completamente  impermeabile.
Lavorare con le altrui fragilità comporta rischi essendo esse materiale altamente sensibile.
Il percorso di rinascita di Dario Moretti passa proprio attraverso il “ripulire la crosta della ferita,esporla agli occhi di tutti e finalmente  guardarla dolorosa ma netta”.  Il passo davvero lungo da compiere e accordare a sé stessi il perdono. Nessuno è infallibile per quanto esperto.

E rinascita sia anche per Giulio che finalmente ammirerà l’alba con i suoi figli, apprezzando il valore delle piccole cose e conquistando così una specie di felicità.

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