A settembre 2024 è uscito un libro autobiografico che turba, commuove, indigna per la drammaticità dei fatti riportati e il senso di impotenza che li accompagna. Parliamo di “L’ultimo sopravvissuto di Rigopiano. 62 ore sotto la neve. Un disastro senza colpevoli” di Giampaolo Matrone (Newton Compton Editori 2024, 192 p.)
Una voce che arriva dritta al cuore a dimostrazione di come dopo un’esperienza traumatica si possa riabbracciare la vita senza fare del passato una terra straniera. Perché se ricordare è un dovere verso chi non c’è più o c’è ancora, chiedere verità e giustizia lo è altrettanto.
Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea ricevuta in omaggio.
Trama di L’ultimo sopravvissuto di Rigopiano
L’autore de “L’ultimo sopravvissuto di Rigopiano”, Giampaolo Matrone, è uno degli undici superstiti della valanga che nel 2017 investì l’albergo Rigopiano nel comune di Farindola in Abruzzo.
Ultimo ad essere estratto dalle macerie, ha resistito di più quanto a difficoltà di condizioni di sopravvivenza e tempo. Prima di passare alla trama, ripercorriamo per sommi capi la storia di una sciagura su cui la giustizia non ha ancora scritto la parola fine. Partiamo dalla location da sogno, che in una manciata di ore, per troppi, è diventata una tomba.
Una tragedia annunciata
Costruito nel 1958 sul versante aquilano del Gran Sasso come rifugio alpino gestito dal Cai, nei primi anni Settanta il Rigopiano diventa un albergo per iniziativa del nuovo proprietario, il geometra Del Rosso. Nel Duemila uno degli eredi, il nipote Roberto Del Rosso, in società con alcuni cugini accarezza il progetto di trasformare la spartana struttura ricettiva – punto di riferimento per il turismo montano della zona -, in un resort di lusso in quota.
Quella che porterà all’hotel Rigopiano-Gran Sasso Resort poco distante dalle piste sciistiche di Campo Imperatore è una riqualificazione costosa e travagliata anche sul piano societario e giudiziario. Pensate che a un anno dalla sua apertura viene avviato un processo per abuso edilizio conclusosi con l’assoluzione degli indagati “perché il fatto non sussiste”. Eppure era noto che l’area non fosse idonea perché ad alto rischio catastrofi naturali. Il resto è tristemente noto: dalla sottovalutazione del rischio valanga al ritardo nei soccorsi fino alle crepe investigative.
“Mi ripetono continuamente quanto sia stato un eroe a resistere sessantadueore sotto la neve, sotto quel disastro di macerie e di corpi, ma questa cosa mi scivola addosso. Sarei stato un eroe soltanto se Valentina l’avessi riportata con me“
A sette anni dalla tragedia dopo una riabilitazione lunga e dolorosa lontana dai media, vicina agli affetti, Giampaolo Matrone condivide con i lettori i suoi ricordi più belli e la verità di quel giorno maledetto, “l’unica che esista”, pronto a inaugurare una nuova fase della sua vita.
La narrazione ricrea il clima di festa, l’attesa, i preparativi di una mini vacanza con la moglie Valentina. Ricostruisce le tappe del soggiorno nell’hotel di lusso ammantato di neve, tanta, troppa.
Ripercorre le fasi concitate di quel 18 gennaio. A seguito del peggioramento del maltempo e scosse sismiche i Matrone si apprestano a fuggire dall’albergo fino allo schiaffo della valanga.
Ci restituisce la palette di emozioni, sensazioni, ricordi, speranze, paure di un uomo rimasto intrappolato sotto le macerie per tre giorni e i suoi sforzi titanici per rimanere aggrappato alla vita, che a ben vedere dopo il salvataggio rinnova ogni giorno.
Recensione
Nel gergo della finanza per indicare un evento imprevedibile dalle conseguenze devastanti si usa l’espressione “cigno nero”. Ma – e qui monta la rabbia – la tragedia di Rigopiano non è ascrivibile a questa categoria. La struttura ricettiva si trovava in prossimità di un canalone particolarmente esposto al pericolo slavine e valanghe in situazioni climatiche estreme analoghe a quelle del gennaio 2017. Con molteplici aggravanti. La catena di autorizzazioni e vincoli ambientali è stata dribblata. I presidi di difesa antivalanga per tutelare l’area non sono stati realizzati. Sottovalutate, anzi dileggiate le richieste di aiuto ai fini di un’evacuazione preventiva, il che ha impedito la tempestività nei soccorsi. Per non parlare della catena di reticenza, omissioni, depistaggi in fase investigativa da parte delle più alte cariche della regione su cui a breve si pronuncerà la Cassazione.
Generalmente chi è vittima di un’esperienza drammatica oltre al rispetto e alla solidarietà si guadagna il titolo di eroe che però l’autore rifiuta:
Oggi la vita di Giampaolo Matrone si è riposizionata su binari diversi in una difficile convivenza con gli affanni del presente, un corpo bisognoso di cure, una famiglia in cui il “noi” ha assunto un significato nuovo. Ma grazie alla piccola Gaia, ora adolescente, è riuscito a fare pace con la natura e la neve. Da leggere e regalare.