“A bocce ferme” – Marco Malvaldi


Voto: 5 stelle / 5

Nella rosa di letture affidabili per il loro immediato effetto antidepressivo, non può mancare la produzione di Marco Malvaldi. Tra le commedie poliziesche della serie dei delitti del Barlume, mi è piaciuto moltissimo “A bocce ferme” pubblicato dalla casa editrice Sellerio nel 2018.

L’ autore

Pisano, classe 1974, Marco Malvaldi si è laureato in Chimica all’ Università di Pisa. Dopo un dottorato di ricerca e un’incursione nel mondo della musica, l’esordio letterario nel 2007 con un successo che sembra non conoscere battute d’arresto. Di recente si è dedicato anche alla divulgazione scientifica.

Un uomo eclettico e curioso come dimostra questa breve intervista:

La conoscenza come scelta di vita

Trama di A bocce ferme

Questa volta i quattro pensionati della “banda della Magliadilana” decidono di risolvere, nel bar di Massimo loro quartier generale, un cold case. Di fatto affiancano la polizia, neanche tanto in incognito.

Tra incroci, traiettorie alterate e colpi dagli esiti imprevedibili – sotto la supervisione del barista Massimo e alle dirette ‘dipendenze’ della di lui fidanzata Alice, vicequestore della questura di Pisa -, la banda metterà in buca la palla nera, per ultima.

Il che a dire per chi ha scarsa familiarità con il biliardo: caso risolto!

Nell’immaginaria cittadina di Pineta, sul litorale toscano tra Pisa e Livorno, in un gelido inverno “con un freddo che mordeva le mani”, il testamento shock del proprietario di una ditta farmaceutica proietta fuori dal cono d’ombra un vecchio omicidio.

Un omicidio del 1968, inspiegabile per le forze dell’ordine ma non per i locali ostinatamente convinti, da subito, che il responsabile sia un operaio, un padre di famiglia vicino ai sindacati.

E così “in uno dei momenti più bui e violenti del ’68 pisano”, il poveretto viene bandito dalla comunità a seguito di una violenta campagna denigratoria che non risparmia i suoi cari. Nessuna prova a suo carico.

Triste esempio di vox populi vox Dei.

Eccesso di zelo

Come conseguenza delle rivelazioni del testamento, il sostituto procuratore di Pisa dispone la riapertura dell’ inchiesta sull’omicidio irrisolto di cinquant’anni prima. Il morto ammazzato era una persona importante.

A occuparsi del caso è uno zelante magistrato, forse troppo, visto l’accanimento con cui passa al setaccio vizi privati e pubbliche virtù di un tal Matteo Corradi.

Chi è costui? È l’erede universale del proprietario della ditta farmaceutica, sia in quanto figlio unico, sia in base alle disposizioni testamentarie del de cuius.

E i morti diventano tre

A stretto giro di posta viene ritrovato il cadavere dell’ ex capo contabile della ditta farmaceutica, e accuratamente occultato nel suo appartamento un diario, metodico e preciso come il suo proprietario.

Una miniera di informazioni? Un resoconto cronachistico di un uomo schivo che vive per il lavoro?

Passato, presente e futuro

A questo punto la vicenda si irrobustisce seguendo quattro filoni.

Il processo a posteriori al ’68 pisano, prima vissuto in prima linea e ora rievocato dai simpatici vecchietti con malinconia, orgoglio e rimpianto.

L’ individuazione del colpevole dell’omicidio del 1968, dai risvolti inaspettati e sempre più sorprendenti.

La ricerca di eventuali connessioni tra la morte del contabile in pensione e quella risalente al 1968.

La crisi personale di Massimo, comproprietario e gestore del BarLume, costretto 50enne a confrontarsi con la sua paura più grande: la paternità.

D’altro canto la paternità, in tutte le sue accezioni, è la chiave di volta del romanzo.

Recensione

Ritmo veloce, serrati i dialoghi, ben costruiti i passaggi da un capitolo all’altro spesso giocati sull’equivoco. Preciso, asciutto e vario il lessico. Humor e battutacce toscane, nicchie intimistiche, slanci malinconici.

Un delizioso cast geriatrico. Drammi umani di giovani e meno giovani. Un grande amore per la vita e l’amicizia.

Alcuni punti ricordano l’umorismo della quotidianità di Stefano Benni, quello esilarante e tagliente di “Bar Sport”.

“A bocce ferme” conferma le capacità narrative di Marco Malvaldi, che anche questa volta ci sorprende con suspense, umanità, divertimento e intelligenza.

Alcuni dei suoi romanzi hanno ispirato “I delitti del BarLume”, fortunata serie televisiva ambientata prevalentemente a Marciano Marina, isola d’Elba.

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