“A zonzo sul lago di Como” – Mary Shelley


Voto: 5 stelle / 5

Lo scorso 4 ottobre visitando Blevio, un paesino vicino a Como affacciato sul lago, ho partecipato all’inaugurazione delle nuove creazioni del relativo parco dei mosaici. Ho scoperto con grande stupore che uno di essi ritraeva il poeta inglese romantico Percy Shelley in una villa sul Lario, immerso nell’atto di scrivere in compagnia della moglie Mary Shelley. L’evento comprendeva inoltre la presentazione di una “guida turistica” del lago scritta proprio da Mary Shelley, “A zonzo sul lago di Como”, il primo volume del libro di viaggio “Rambles in Germany and Italy” per la prima volta viene tradotto in italiano per la collana Grand Tour 3.0 (Sentiero dei Sogni 2020).

Trama di A zonzo sul lago di Como

Il libro “A zonzo sul lago di Como” si presenta sotto forma di lettere che Mary Shelley scrisse per raccontare il viaggio che aveva compiuto per raggiungere il Lario, il seguente soggiorno presso l’Albergo Grande di Cadenabbia, della durata di due mesi nell’estate del 1840, insieme al figlio Percy Junior e a due suoi compagni di università, la sosta a Milano e infine il rientro a Parigi.

Mary Shelley descrive con grande meticolosità la rotta seguita e tutte le destinazioni toccate durante il tragitto, con i rispettivi mezzi utilizzati, principalmente battello, barca o diligenza, le locande e gli hotel in cui soggiorna e pranza o cena e persino le cifre spese, proprio come in una vera guida turistica.

Tuttavia ci si rende subito conto che le conoscenze, gli interessi e la capacità di giudizio della scrittrice inglese vanno ben oltre. Visitando le grandi e famose ville del lago di Como, tra cui Villa Sommariva (oggi Villa Carlotta) e Villa Serbelloni, infatti, la scrittrice non solo va a ricercarne l’origine e le vicende dei proprietari, dimostrando grande preparazione sulla storia italiana, ma ne descrive anche l’aspetto, ne critica i giardini, ne analizza le opere d’arte contenute. La sua cultura artistica le permette di fare un confronto tra le sculture di Canova e quelle della Grecia classica

“Pareva che le dita potessero imprimersi nel marmo,guardando come il simulacro della carne aveva ceduto alla posizione. La statua di Canova, invece, sembrava muoversi solo in corrispondenza delle giunture, come se nessun’altra parte della figura fosse influenzata dall’atteggiamento.”

La sua padronanza della letteratura italiana le consente di citare in più punti le opere di Dante e di Manzoni, ad esempio recitando alcune strofe del “Paradiso” o facendo un esame approfondito e molto centrato del “Cinque Maggio”.

In occasione di una sua partecipazione ad una rappresentazione operistica al Teatro Sociale di Como, dimostra in aggiunta competenze non indifferenti nel campo della musica, partendo dai principali compositori dell’epoca e arrivando alle cantanti d’opera e alle loro capacità vocali. La sua grande cultura le permette infine di fare una valutazione decisamente precisa e corretta della situazione sociale, politica ed economica del nostro Paese, per alcuni versi ancora attuale.

Recensione

Nel racconto di “A zonzo sul lago di Como” si rimane colpiti dalla modernità di pensiero e dalla grande capacità di analisi razionale. Eppure, al tempo stesso, le descrizioni paesaggistiche sono permeate di spirito “romantico” e di riflessioni che spaziano nei più svariati ambiti: ricorda con profondo dolore i suoi cari scomparsi proprio in Italia, esprime la sua paura quando il figlio utilizza la propria barca, riflette sulla bellezza del creato giungendo a parlare del suo Creatore e della sua particolare visione religiosa.

In effetti varrebbe la pena di leggere il suo racconto anche solo per le descrizioni che accompagnano le varie mete del viaggio: tutto viene tratteggiato con grande sentimento, sia ciò che l’autrice apprezza, sia ciò che invece non è di suo gradimento.

“Le descrizioni difficilmente trasmettono determinate impressioni e ogni immagine o stampa della nostra parte di lago sarebbe migliore delle mie parole nel descrivere il paesaggio intorno a noi”

Nonostante sia la stessa Mary a negare con queste parole la difficoltà di descrivere l’ambiente, nel suo racconto si legge come in una poesia di pianure, colline e montagne, torrenti, fiumi e laghi e se ne rimane profondamente soggiogati.

Procedendo con la lettura del racconto la mia ammirazione per questa scrittrice è cresciuta esponenzialmente, avendola finora conosciuta solo come autrice di Frankenstein, ma al tempo stesso mi sono resa conto che mi trovavo di fronte ad una donna in carne ed ossa, con i suoi interessi, i suoi gusti e le sue simpatie, un lato razionale e uno sentimentale e il mio stesso smisurato amore per il lago di Como, un amore proprio evidente nelle sue pagine.

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