Analisi di un mini-racconto di Bertold Brecht

Un tale, che da molto tempo non vedeva il signor K., lo salutò con le parole: − Ella non è per nulla cambiato. – Oh! – esclamò il signor K., impallidendo.

Questo micro racconto è di Bertold Brecht. S’intitola Del rivedersi e fa parte della raccolta Storielle del signor Keuner, contenente, appunto, storie risolte nel volgere di pochi (o pochissimi) periodi. Lo si può leggere a pagina 421 del volume Per conoscere Bertold Brecht, pubblicato nel 1978 negli Oscar Mondadori.

Una situazione molto comune

Siamo davanti a una situazione abbastanza frequente, nella vita quotidiana: due persone si rivedono dopo molto tempo. Fra l’altro il concetto è ribadito dal titolo, curiosamente espresso in forma latina. Sembra quasi voglia indicare una sorta di norma o di convenzione: è proprio questo che accade, ogni volta che ci si rivede.

I personaggi, abbiamo detto, sono due. Uno è genericamente definito un tale, mentre l’altro è il signor Keuner, il cui nome – o cognome – non è però scritto per esteso. L’autore si limita a indicarlo attraverso l’iniziale. Come se con questa abbreviazione volesse spersonalizzarlo, comunicandoci implicitamente che in realtà la sua identità non ha alcuna importanza, né per la storia, né per il lettore).

Capita: chi non si vede da molto tempo commenta l’aspetto dell’altra persona. In questo caso, il tale afferma Ella non è per nulla cambiato. In circostanze normali si tratterebbe di una constatazione innocua, addirittura gradita dal destinatario. In fondo è piacevole sentirsi dire Non sei cambiato affatto oppure Sei sempre lo stesso.

Interpretazione del mini racconto

K., invece, impallidisce. Il lettore non comprende questa reazione: la trova eccessiva. Forse perché Del rivedersi è sicuramente collegata a tutte le altre storielle della raccolta. Leggerle permetterebbe di conoscere meglio K. e giustificare quindi il suo comportamento. Poiché non le abbiamo sotto mano, tocca procedere per tentativi.

Perché K. sbianca? Avrà le sue ragioni. Magari è timido, e la constatazione del tale – che magari ha solo voluto essere gentile – lo imbarazza. Può anche darsi che consideri una disgrazia l’essere rimasto uguale perché l’immobilità gli fa orrore. Oppure ritiene di essere cambiato e l’affermazione del conoscente ne ha minato la sicurezza. E chi ci dice poi che il tale non lo abbia fatto apposta perché sapeva benissimo quale effetto avrebbero avuto le sue parole su K.?

Insomma, ogni ipotesi è valida al pari delle altre. Perché leggere significa anche interpretare a proprio modo la scrittura. Dando vita a nuovi testi, nuove ipotesi, nuove storie.

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