“Romanzi in tre righe” – Félix Fénéon

Romanzi in tre righe

Le storie si raccontano con poco. A volte bastano tre frasi appena. Come nel caso dei Romanzi in tre righe del francese Félix Fénéon, pubblicati dall’editore Adelphi.

Analizziamone uno come esempio:

Ieri a Rouen il signor Colombe si è ucciso con un colpo di rivoltella. Nel marzo scorso sua moglie gliene aveva sparati tre. I due erano in attesa di divorzio.

Analisi del “romanzo in tre righe”

Non c’è un titolo. Perché non serve. Però abbiamo tre frasi. Secche ed essenziali. Dalle quali non traspare alcuna partecipazione emotiva. Sono state redatte in perfetto stile giornalistico, e si limitano a riferire come stiano le cose.

La prima frase è una notizia. Uno di quei fatti di cronaca (nera) che si leggono sui quotidiani. Un uomo si è ucciso sparandosi un colpo di pistola. La cosa è successa in un tempo del tutto indeterminato. Uno ieri che può infatti collocarsi ovunque. E dovunque, dal momento che non viene nemmeno specificato un luogo teatro della tragedia.

Anche la seconda frase è una notizia. Viene proposta come fosse un’integrazione della precedente. La moglie del signor Colombe ha cercato di ucciderlo. E gli ha sparato non uno, bensì tre colpi. Il che denota una certa determinazione da parte della donna. Nonostante l’innegabile drammaticità della situazione, l’accostamento delle due frasi finisce per produrre un effetto comico. Si può discutere se ciò sia stato voluto o meno. Ma la risata parte, forse proprio a causa del tono volutamente neutro adottato dallo scrittore.

Copertina "Romanzi in tre righe"

La terza frase – ancora più scarna rispetto alle altre due – serve ad assestare il colpo di grazia. È la sorpresa finale. I due – notare l’impersonalità dell’espressione – erano in attesa di divorzio. E qui si ride ancora. Perché Fénéon con deliberata cattiveria colpisce allo stomaco. E il lettore comprende come la neutralità delle tre frasi sia del tutto apparente. La sostanza stride ferocemente con la forma. Tradisce un’intenzione ben precisa: farsi beffe della tragicità di queste due esistenze.

 

Un’opera “aperta”

Il mini-romanzo sintetizza una vicenda semplice e assai comune: lo sfacelo di un matrimonio. L’amore fra due coniugi finisce. E anche piuttosto male. Lei cerca di uccidere lui, che alla fine si suicida. Non sapremo mai cosa lo abbia portato a un gesto tanto estremo. Forse l’amarezza per il tentato omicidio da parte della moglie. O forse altro.

È comunque interessante notare come l’autore proceda a rovescio. Partendo, cioè, dalla fine: dell’amore, della vita di un uomo. Ricostruisce la situazione utilizzando un crescendo inverso. Le poche informazioni di cui viene in possesso il lettore sono oltretutto fornite senza concatenazione. Il lettore sarebbe curioso di sapere quale tipo di legame intercorra fra suicidio, tentativo di omicidio e volontà di divorzio.

Un’opera “aperta”, insomma. Che lascia il campo aperto a qualunque tipo d’interpretazione. Costringendo il lettore a lavorare di fantasia. Come ogni storia che si rispetti.

Félix Fénéon, Romanzi in tre righe, Milano, Adelphi, 2009.

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