E’ possibile cantare ancora le gesta di eroi e di eroine nella società odierna? Anne Weber, scrittrice tedesca che ha vissuto gran parte della sua vita in Francia, mette in atto questo progetto ambizioso e coraggioso, narrandoci, in versi liberi, la vita e le imprese di Anne Beaumanoir.
Dall’incontro tra l’autrice e l’eroina della Resistenza francese, oggi più che novantenne, nasce “Annette, un poema eroico”, pubblicato in Germania nel 2020 e portato in Italia il 13 luglio 2021 dalla casa editrice Mondadori, nella traduzione di Agnese Grieco. L’opera ha vinto il Deutscher Buchpreis, il più prestigioso premio letterario tedesco.
Ringraziamo la casa editrice per la copia omaggio.
Trama di Annette, un poema eroico
Anne Beaumanoir, detta Annette, nasce nel 1923 in Bretagna e trascorre l’infanzia con i genitori e la nonna materna in una piccola e povera casetta di pescatori. Fin da bambina sviluppa una spiccata attenzione per ogni forma di ingiustizia. E’ ancora una ragazza quando l’Europa è investita da venti che annunciano tempesta: l’ascesa del nazismo in Germania e del fascismo in Italia, la guerra civile in Spagna e la nascita del Fronte popolare in Francia, fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Iniziano per Annette i primi rapporti con la Resistenza e le piccole commissioni da svolgere. Forte è in lei il desiderio di passare all’azione, ma i tempi non sono ancora maturi. Arriva finalmente nella grande città, Parigi, e le azioni di guerriglia diventano sempre più pericolose. Si sposta poi a Lione e a Marsiglia, rivestendo incarichi ancora più impegnativi.
“Perché anche la resistenza, così come quasi ogni cosa, è diversa da quel che si pensa, ossia una scelta che si prende una volta per tutte, una scelta ben definita; al contrario, è un impercettibile e lento scivolare dentro qualcosa di cui non si ha ancora idea.
Il primo passo da compiere è resistere contro se stessi. Contro la paura che si prova.
La paura è qualcosa che si può superare. Questo Annette lo impara.”
Terminata la guerra Annette si laurea in medicina, diventa neurofisiologa, moglie e madre di tre figli, ma la fede negli ideali di pace e libertà non viene meno e così, verso la fine degli anni Cinquanta, si dedica alla causa anticoloniale ed entra a far parte del Fronte di Liberazione Nazionale dell’Algeria.
Altre lotte, altre fughe, persino l’arresto, in nome di valori eterni da ricordare e tramandare.
Recensione
Quando la storia incontra una scrittura solenne non può non nascere una grande opera letteraria. Anne Weber si propone di realizzare un’idea grandiosa e temeraria: far rivivere il genere epico della grande letteratura classica scrivendo l’opera in versi liberi.
La scelta dell’autrice, a prima vista, può spiazzare un lettore moderno, poco abituato ai canoni classici. Per comprenderli occorre risalire al vero significato della parola “poema”, frutto supremo della “poiesis” greca, che rappresenta “l’atto del fare”, quindi sublime prodotto di massima bellezza artistica. Ecco perché, da Omero in poi, è stato per secoli il genere eccelso per narrare le gesta dei grandi eroi.
In tempi moderni il progetto è più ardito. Ammetto che leggere le prime pagine e abituarsi ai versi non è stato facile. Procedendo con la lettura e scoprendo le storie drammatiche vissute da Annette – la vicenda dei due giovani ebrei salvati dalla deportazione, il dramma dell’aborto, la morte di Roland, suo primo amore – ci si rende, però, conto che solo l’epica può dare il giusto valore agli eventi e ai sentimenti che li hanno accompagnati, rendendoli immortali, proprio come avevano già compreso gli antichi Greci.
“La porta si è da tempo richiusa dietro ai tre e l’uomo non si muove, rimane lì, in piedi,
piangere, piangere, piangere, altro non desidera
e noi, noi siamo in un tempo assai lontano dal loro
e non troviamo nessuna frase e nessun verso e nessuna riga, che vorrebbe fare altro se non stare lì e piangere insieme a lui.”
Ribelle, dinamica, coraggiosa e pronta all’azione, Annette rappresenta l’emblema della Resistenza francese e per i suoi meriti ha ottenuto il titolo di “Giusta tra le Nazioni”. Non mancano, durante il corso della narrazione, momenti di leggerezza, che talvolta sfociano nell’ironia. Storie di normalità quotidiana si alternano a momenti di intensa drammaticità.
I dialoghi sono ridotti al minimo, trattandosi di un racconto epico, e prevale spesso la solennità del verso di fronte ai grandi ideali di libertà espressi.
Grazie ad Anne Weber riscopriamo così la modernità del più antico genere letterario del mondo occidentale: in un’unica opera l’Europa si riscopre unita, in quanto portatrice di antichi valori eternamente vivi.