“Che casino noi donne”- Elly Bennet


Voto: 3 stelle / 5

“Che casino noi donne”(Accornero Edizioni novembre 2022, 192 pp.) è la seconda prova narrativa di Elly Bennet, nickname della poliedrica Benedetta Castelli. Ringraziamo l’autrice per l’omaggio cartaceo.

Trama di Che casino noi donne

Il romanzo riporta riflessioni, incontri e quotidianità di una ragazza che cerca il suo posto nel mondo sul piano personale e professionale. La incontriamo in un momento di crisi perché il fidanzato l’ha lasciata e in ufficio il capo non la valorizza. Nel corso della narrazione condotta in prima persona, a rubare la scena è l’io esuberante della protagonista:

Mi chiamo Celeste, ho trent’anni e nella vita ho tutto ciò che ho sempre desiderato, o quasi, ma sarebbe un peccato lamentarsi. Mi sono laureata in ingegneria spaziale, ho fatto diversi master all’estero e dopo anni di sacrifici, sforzi e porte chiuse in faccia sono riuscita a trovare un lavoro. (…) Un novizio, dopo avermi soffiato il lavoro, si è rivelato un incompetente e così per riparare al danno chi hanno chiamato? Ovviamente la sottopagata di turno con più lauree di tutti ed esperienza in quell’ufficio: me

Peccato che il lettore non possa soddisfare una lecita curiosità su attestati, competenze e mansioni non altrimenti specificati di quest’aspirante wonder woman che a tempo debito riceve l’agognato riconoscimento:

Un giorno mi arriva un’offerta di lavoro da una grossa azienda spaziale russa per progettare uno dei primi razzi spaziali per missioni civili.

A riguardo meglio non rivelare di più. Nel privato conta sull’appoggio di una rosa di amiche altrettanto incasinate e di un simpatico cagnolone, testimone dei suoi momenti no. C’è l’amica storica che, accalappiato un uomo, si volatilizza e quella che degli uomini non si fida più. C’è l’amica crocerossina di un fidanzato lamentoso e quella che trova la sua dimensione nell’amore saffico. C’è l’amica dall’outfit impeccabile h24 e l’altra che malgrado i mezzi non riesce ad assemblare i capi giusti per valorizzare la sua fisicità. L’unica creatura indifferente all’ossessione trucco e parrucco è una spartana compagna di viaggi.

I ritratti delle amiche sono impietosi e petulanti – Celeste non è una che le manda a dire -, ma traboccano di affetto e buone intenzioni. Invece, come spesso accade, con se stessa dimostra una tolleranza maggiore. Infatti anche l’autocritica più feroce sembra adombrare la postura assertiva di un egocentrismo adolescenziale che tra il bianco e il nero i grigi non li vede. Ma non stiamo parlando di una donna complicata?

Fa bene, Celeste, a definirsi una Peter Pan ipercritica, imperfetta e sola. Il suo peggior nemico sono fitness e bilancia. L’ambizione non le manca. La modestia va e viene. Con gli uomini è incontentabile. Pertanto al motto di ‘meglio soli che male accompagnati’ e confortata dal dogma consolatorio che ‘donna di cultura fa paura’ affronta la sua singletudine. Il che non esclude incontri tragicomici con l’altro sesso e una raffica di gag.

Sono in pochi a salvarsi dal tritacarne delle sue convinzioni. I maschi incarnano a priori l’intera gamma dei difetti umani con l’aggravante di un propulsore testosteronico a indirizzarli nelle relazioni sociali. I fidanzati delle amiche valgono meno di zero. I bambini, detestati da Celeste, sono sempre dei mocciosi urlanti e rompiscatole. Fanno eccezione gli adolescenti che la nostra eroina tenta di avvicinare alla cultura, anzi vorrebbe forgiarne le menti (sic). Sembra proprio una sciagura nascere femmina nel mondo di Elly Bennet!

Mogli e madri destinate alla riproduzione della specie lavorano non stop dalle 5 alle 22, prive del sostegno di mariti distratti, ignoranti, incapaci di collaborare alla gestione famigliare. Fin da ragazze combattono una lotta impari contro ricrescita pilifera, inestetismi della cellulite, capillari a vista, capelli indisciplinati, torture ginecologiche e mammografiche per non parlare del parto e via discorrendo. Emerge un quadro di catastrofica e desolante femminilità che per fortuna non corrisponde al vero oppure (questo è l’augurio) copre solo una fetta delle quote rosa.

Recensione

La protagonista di “Che casino noi donne” di Elly Bennet si unisce in chiave iperbolica alle Flaky girls della cultura pop. Ragazze fragili, insicure, emotive, contraddittorie, animate dalla volontà di imporsi nella vita. Sognano un futuro in grande e il principe azzurro – benché sostengano il contrario -, confrontandosi con un costante senso di inadeguatezza soprattutto estetica. Non si accontentano mai, in amore e in ambito professionale vogliono sempre di più, dimenticando che spesso l’ambizione supera il talento. La scrittura ricalca il parlato e non lesina slang, modi di dire, hastag e quell’aggettivazione esagerata tipica dei ragazzi.

Ma noi il segreto di Celeste lo conosciamo. Vuole essere ascoltata e apprezzata nella sua unicità.

L’autrice

La quarta di copertina recita:

Amante dell’arte in tutte le sue forme, della natura, degli animali, è un’avida lettrice e disegnatrice, nonché cantante emergente ed è sempre dalla parte dei più deboli. Scrive sin da ragazzina. Il suo primo romanzo “Questa vita non è la mia” è stato pubblicato nel 2016.

Il 7 febbraio si è aggiudicata il Disco d’argento nella categoria Sanremo newtalent legata, ma distinta dal Festival appena concluso.

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