Nell’immediato secondo Dopoguerra il panorama creativo della moda è in stallo: le boutique sono chiuse; è ancora vivo il ricordo del drastico razionamento dei tessuti, imposto dai governi alle case di moda durante il conflitto. È Christian Dior a far rinascere e a rivoluzionare l’haute couture con la leggendaria collezione del 12 febbraio 1947 che, suo malgrado, inventò il New Look. Questo e molto altro ci racconta Alessia Lautone nel saggio “Dior. La magia di uno stile” in libreria da dicembre 2022, edito da Diarkos nella collana Brand. La stessa con cui l’autrice ha pubblicato “Louis Vuitton. Il lusso di un sogno”. Ringraziamo la casa editrice per la copia omaggio.
Trama di Dior. La magia di uno stile
A bucare lo schermo in sovracopertina è l’iconico Bar Tailleur che ha riscritto i canoni stilistici dei decenni a venire. Osservatelo con attenzione. La giacca in satin, dallo scollo aperto con misura, si indossa a pelle; vita stretta e gonna a campana fino a metà polpaccio valorizzano busto e fianchi. Uno stile che omaggia le donne con una femminilità elegante, romantica, seduttiva perché Dior:
“Intuisce che la gente cerca di buttarsi alle spalle un periodo di terrore, disastri, orrore, tristezza. Che è necessario tornare a sognare, che per sognare ci vuole coraggio“.
Come osserva Maria Grazia Chiuri, attuale direttrice creativa della Maison, il New Look rivoluziona la moda volgendo lo sguardo alla Belle Époque. Infatti tessuti importanti, introvabili fino a pochi anni prima, leggere imbottiture e corsetterie interne che danno consistenza all’abito, modellano il corpo senza rigidità. Su questi presupposti la storica competizione con Coco Chanel fu inevitabile. Anche se sarebbe più corretto dire da ‘parte di Chanel’ che, a distanza dal boom negli anni Venti, si trovava a un bivio professionale.
Pensate all’intuizione di creare una batteria di accessori (scarpe, borse, foulard, profumi e più avanti gioielli) per un Total Look Dior.
E che dire dell’idea di far sfilare una élite di indossatrici diverse per età, altezza e silhouette, fermo restando il girovita di 50 cm.! La precisazione è d’obbligo, poiché la valorizzazione dell’identità anche imperfetta delle modelle è una conquista recente, contraria all’omologazione dei corpi femminili. Sarà sempre Dior a istituzionalizzare lo stile animalier. Ma aneddoti e curiosità non finiscono qui.
Recensione
Alessia Lautone, giornalista professionista e direttrice responsabile di LaPresse, non scrive una biografia dello stilista francese in senso stretto. Ricostruisce a mosaico la personalità dell’uomo e l’attività del couturier che amava l’arte, la musica, l’alta cucina, la discrezione, le rose e i mughetti. Che sapeva ammaliare le dive del cinema con l’unicità delle sue creazioni. Se curiosate in rete trovate facilmente le mise spettacolari indossate sul set da Marlene Dietrich, Ingrid Bergman, Ava Gardner. Contemporaneamente ripercorre l’avvicendamento dei direttori creativi dopo la scomparsa di Dior. Si sono misurati tutti con la sfida più ardua: innovare la Maison senza tradire l’impronta del fondatore. Tra i più incisivi Yves Saint Laurent che ha introdotto lo chic del prêt à porter. John Galliano che ha scommesso su eclettismo e teatralità. Maria Grazia Chiuri capace di destreggiarsi tra coraggiose contaminazioni e impegno sociale.
Alessia Lautone sfiora anche aspetti di attualità per il futuro del mercato della moda. Come la piaga della contraffazione che, malgrado massicce misure anti-fake adottate dalla Maison, è sempre più difficile da estirpare.
“Dior. La magia di uno stile” è una lettura interessante che ci permette di riscoprire la forza di bellezza, classe, qualità. Una bella lezione in tempi di fast fashion, eccessi e cattivo gusto.