“Eclissi” – Ezio Sinigaglia


Voto: / 5

Eclissi” di Ezio Sinigaglia (ed. Nutrimenti 2016) ha vinto il Modus Legendi 2020 indetto dal gruppo Facebook “Billy il vizio di leggere” per il mese di marzo e riuscito a mandare in classifica nazionale un libro non spinto dalle grandi dinamiche editoriali, grazie all’acquisto simultaneo del libro scelto dai lettori di Billy all’interno di una rosa selezionata da Modus Legendi. A cavallo tra maggio e giugno è stata anche proposta una lettura condivisa in compagnia dell’autore. Si può ancora partecipare cliccando qui.


Trama di Eclissi

Eugenio Akron è un settantenne che raggiunge un’isola islandese per seguire l’eclissi totale di sole. Nella stessa località si radunano curiosi e appassionati.

Stringerà amicizia con la vedova americana Clara Wilson e insieme decideranno di parlarsi ognuno nella lingua dell’altra.

Ma Eugenio in quel posto sperduto sta cercando qualcosa. Più di una domanda, meno di una risposta: un’assoluzione.

Recensione

Sin dalla prima pagina è evidente il rapporto carnale che l’autore ha con le parole. Ezio Sinigaglia, classe 1948, è un linguista dalla lunga esperienza, un traduttore e un docente di scrittura.

Il romanzo è condotto in maniera sperimentale. I dialoghi – anche quelli riportati in discorso indiretto libero – di molti personaggi che non parlano la loro lingua madre ma storpiano quella di arrivo sono riferiti fedelmente, con tutta la storpiatura.

L’inglese duro dei nordici diventa “Dei arr gommink pack vor de night!” (they are coming back for the night, stanno tornando per la notte”; l’italiano strascinato di Mrs Wilson è “Un rjicordo di tua molie?” e il dialetto triestino è vivido e colorato.

In “Eclissi”, in sostanza, sembra venire rivendicata la totale fiducia del lettore nei confronti dell’autore nel famoso Patto narrativo. Una fiducia che non viene riposta male, ma porta più volte a dubitare e a sentirsi ignorati nelle proprie, possibili difficoltà. La ricchezza linguistica mi ha resa perplessa in diversi passaggi, soprattutto all’inizio del libro, quando si vuole calcare la mano su similitudini e figure retoriche.

Era la mancanza di passione, ecco, chissà perché, eppure era certissimo, era la mancanza di passione il ventre malato che covava e partoriva le tragedie.

Continuando nella lettura, tuttavia, con lo svilupparsi della trama la lettura prende un suo ritmo e il clima è talmente garbato che diventa presto chiaro che le sperimentazioni linguistiche non sono da percepire come guanti di sfida ma come volontà di inglobare il lettore nel contesto narrativo.

Una volta fatto l’orecchio, si scopre che tutte le distanze possibili legate alla conoscenza dell’inglese passano in secondo piano. Si comprende come non sia così necessario penetrare tutti i dialoghi, quanto lo è invece visualizzare ben chiare – e in questo Sinigaglia è bravissimo – le distese color basalto intorno al protagonista, lucide e dure come la verità che cercava.

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