“Fame d’aria” – Daniele Mencarelli


Voto: 5 stelle / 5

Mi rammarico di non aver letto altro di Daniele Mencarelli e sarei ben lieto di ricevere altre opere di questo autore. “Fame d’aria” (Mondadori, febbraio 2023) è un romanzo breve ma che ti stringe lo stomaco e ti fa odiare certe gratuità che la vita regala ad alcuni.  La consapevolezza si fa strada nella società, un sentiero blu da seguire.

Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea ricevuta in omaggio.

Trama di Fame d’aria

Pietro cinquant’anni di professione  grafico. Una vita piatta e senza creatività, uno scarno stipendio utile a malapena nella sopravvivenza della famiglia ma non sufficiente per poter permetter alla sua auto le giuste manutenzioni. Un figlio Jacopo, diciottenne un immenso problema, sua moglie Bianca, costretta a lasciare il lavoro per necessità della famiglia.

Pietro e suo figlio sono diretti a Marina di Ginosa, in Puglia, luogo del primo incontro con Bianca. Ma un guasto alla stanca auto interrompe il viaggio. Pietro rimane, bloccato in uno sperduto paese del Molise, provvidenziale è intervento di Oliviero, meccanico del paese che trasporta padre figlio ed auto in un mondo ormai dimenticato. Pietro, suo malgrado è costretto ad affidarsi alle cure dei paesani, suo figlio in auto muto che continua a dondolare per l’agitazione.  Agata, locandiera, gestisce un bar con pensione ormai in disuso. Nonostante la locanda non sia più in uso da tempo, la donna decide di ospitare in codesto frangente Pietro e il figlio.

La lentezza delle giornate viene scandita da mugugni, pasti e necessità corporee, solo qualche pensiero inganna la mente di Pietro, pensieri intrusivi colmi di luce ma solo illusioni. Essi non servono a distrarre Pietro dai suoi doveri e dalle domande curiose e stolte dei cittadini del luogo. Gaia aiuto di Agata è un raggio di sole, una illusione che porterà Pietro alla ricerca dell’ identità, persa negli ultimi anni dietro al ruolo genitoriale, dove il figlio diviene il padre e il padre diviene il figlio, un braccio che sostiene e trattiene.

Pietro si è trovato  dimentico di quando fu l’ultimo colloquio dove egli esprimeva sé stesso, non rammentava più di essere una persona.

Il tempo scorre lento e Pietro non vuole attendere, crea pressione al meccanico per rattoppare il lavoro, ma i guasti infieriscono sull’auto e sull’umore di Pietro che si trova a sostenere gli sguardi ed i commenti degli indiscreti  avventori del bar del paese. La agognata partenza ormai  è certa, Gaia si rivela e rivela al padre di conoscere le intenzioni e le motivazioni che lo spingono al reale viaggio intrapreso da lui ed il figlio, una rabbia legittima e incontrollata avvampa sul viso di Pietro esplodendo nel sentimento che Pietro aveva represso per anni.

Recensione

Mencarelli scrittore crudo e audace, a volte scontato ma di ricercata semplicità. Mencarelli lascia le parole in bocca a Pietro, come la mente le partorisce, lascia che la rabbia disegni Jacopo come un personaggio dei  fumetti, non trattiene la riservatezza intima di far sapere agli altri che Jacopo non fa nulla, non parla. Non tralascia i dettagli, procede scrivendoci parlandoci per  raccontarci la verità sulle persone in questo viaggio verso il mare. Mencarelli modella la creta delle parole, trasformandola in amara  materia narrativa.

Si percepisce poesia nella abile scrittura. Si leggono la personalità del protagonista e delle sue esigenze, il suo bisogno esistenziale di sentirsi giovane, dimostrandolo nella forma dell’abbigliamento, nei pensieri che riportano a quando i pensieri stessi erano ben altro.  

Come una vampata di calore Pietro ritrova per pochi momenti il desiderio di sentirsi uomo nel corpo, forse anche spinto dalla voglia di essere normale , un uomo normale che dimentica ciò che per anni ha soffocato la sua vita con questa fame d’aria, dimentica di essere, quando attratto da Gaia ne rimane sopraffatto.

Mencarelli rafforza il debole, aumentando l’imponenza erosa nella metafora di un male che rende forti, difficili al controllo e inermi alle necessità primarie. Cose piccole si susseguono in cose immense, raccontate in un vortice creato dall’autore che difficilmente ci è dato a capire. Quando si è genitori ci si trova a iscrivere il proprio figlio a scuola, non ci si pone nemmeno una serie di domande, non sfiorano nemmeno il genitore del bambino “normale” di porsi incertezze. Una famiglia senza problemi si aspetta di base, una scuola che lo prepari a studi universitari o ad una professione. Ma se così scontato non lo fosse?

Raggiunta la consapevolezza che le certezze non esistono, iniziano le incertezze e le ansie che accompagneranno questa famiglia per tutta la loro vita.
Ma quali aspettative sono realistiche per un ragazzo dove la vita ha negato ogni contatto con questo mondo? Come riuscire ad attendere che arrivi una parvenza di apertura, come arrivarci senza che la distruzione porti ad una autodistruzione?
Il ragazzo non è più il piccolo dalle fattezze accattivanti, al quale in fondo non è troppo difficile perdonare tutto. Crescendo si è trasformato in un adolescente goffo, esigente, talvolta sgradevole, incapace di comprendere e comunicare nuove sensazioni e bisogni. I suoi problemi di comportamento rappresentano sempre più motivo d’intolleranza ed emarginazione sociale. Aumenta l’angoscia della famiglia, già provata  da anni di battaglie e dedizione.
I genitori, stanchi, scoraggiati, impotenti a rispondere alle esigenze di un giovane fisicamente sano e vigoroso, devono confrontarsi con una realtà ormai inconfutabile, esorcizzata negli anni precedenti da speranze e illusioni. La necessità di una presa in carico e la mancanza di strutture adeguate di accoglienza comportano situazioni di grave sofferenza per la famiglia.

Con il passare degli anni la sofferenza si fa sentire sempre più crudelmente. La difficoltà dei genitori di affrontare la malattia del proprio figlio… Ma non sarebbe forse più facile non affrontarla?, persa la speranza per il loro amato bambino, certi che non ci sarà un percorso verso l’indipendenza, un futuro, sapendo che l’evoluzione delle sue potenzialità è in realtà una involuzione?

Riflessioni

Privati delle possibilità  di comunicazione della possibilità di manifestare bisogni e sentimenti, esacerbato dall’inattività in mancanza di una adeguata presa in carico, sarà ancora più frustrato e ancor più preda di angoscia e problemi di comportamento. I genitori realizzano e soccombono a  giochi ormai fatti, e la loro motivazione e impegno si indeboliscono con le energie della giovinezza perduta.

Con il passare degli anni il peso diviene enorme, sempre più, il comportamento socialmente inadeguato diventa sempre più fonte di discriminazione e di intolleranza, l’angoscia dei familiari per i comportamenti bizzarri talvolta incontenibili, l’umiliazione derivata dal rifiuto e  dall’insofferenza dell’ambiente e la paura di esporre il figlio a trattamenti eversivi possono far precipitare la famiglia nell’isolamento.

Anche il senso di colpa iniziale, fattore di estrema sofferenza nei genitori dei bambini, è ormai superato. L’assenza di soluzioni di vita adeguate e dignitose può ben presto trasformare lo stress della famiglia in disperazione. La disperazione diviene desiderio di non sopravvivere al proprio figlio, per non doverlo mai abbandonare alla solitudine e all’emarginazione. Dopo di noi? La è legittima come l’aria che respiriamo.

Ma vogliamo parlare del durante il noi, della fame d’aria che ne consegue. Questa aria necessita di supporto ogni minuto per tutto l’anno, per tutta la vita. Un bisogno che non si interromperà mai. Per questo è una vita che questi genitori si  rimboccano le maniche, in attesa che qualche specialista illuminato compia ciò che, ormai disillusi, non aspettano più. Il basso funzionamento è una perversione involontaria di  un meccanismo  che generalizza  potente come non mai, è così che la neurodiversità viene ridotta a bizzarria.

La famiglia viaggia sempre in coppia, accudendo questo figlio ormai uomo. Quando si parla di progetti di vita indipendente per loro o per i propri figli è come leggere fiabe: i progetti infattibili e la gestione basilare del quotidiano una vera Follia.

Panico, preoccupazione, angoscia, paralisi. Ogni altra questione scompare, viene letteralmente inghiottita. Il pensiero fisso con cui ci si sveglia ogni mattina è: cosa facciamo adesso? Come affrontiamo questo problema? Chi ci aiuterà? La famiglia con questo figlio è sola e svuotata, disperatamente sole nell’affannosa ricerca di una soluzione alla loro sofferenza. Rabbia, rabbia, tanta rabbia a chiedersi continuamente: ma perché proprio a me?  

One Response

  1. Cristina Mosca 25/03/2023

Commenti