“Figlia di re. Un matrimonio per l’Italia” – Patrizia Debicke Van der Noot


Voto: 5 stelle / 5

Dal 2 aprile è disponibile in libreria  “Figlia di re. Un matrimonio per l’Italia” della scrittrice e critica letteraria Patrizia Debicke Van der Noot, dedicato a Maria Clotilde di Savoia (Ali Ribelli Edizioni 2024, Collana Maree, 342 p.). Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea ricevuta in omaggio.

Coniugando monografia storica e romanzo, il libro viaggia a più velocità. Rende giustizia a una figura femminile di casa Savoia esplorata poco o nel perimetro religioso di una lettura meramente agiografica. Ricostruisce in presa diretta la fase più calda del Risorgimento, quella compresa tra il 1858 e il 1861. A suggerirlo è il titolo dove il nome proprio della protagonista viene sostituito dal rango e ruolo nei fatti in oggetto. Propone una vicenda appassionante densa di fatti, avventura, emozioni.

Premessa

Ha 16 anni, Maria Clotilde di Savoia, primogenita di Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena, quando il 30 gennaio 1859 sposa il principe Napoleon. Lui è nipote del Bonaparte e cugino di Napoleone III imperatore dei francesi. Passato alla storia come capolavoro diplomatico del Cavour, il matrimonio fu imposto dai patti dell’alleanza franco-sarda concertata segretamente a Plombières sei mesi prima delle nozze. Con essi Napoleone III mostrava la sua disponibilità ad allearsi con il Piemonte in caso di aggressione austriaca, al fine di un nuovo assetto geopolitico della Penisola sotto la dinastia dei Savoia.

Ma fino a che punto questo matrimonio fu imposto alla diretta interessata? Patrizia Debicke non ne fa una vittima sacrificata sull’altare della politica e nemmeno una moderna eroina di autodeterminazione. A riguardo si esprime così:

“L’interesse che il principe le aveva dimostrato, la gentilezza, i complimenti ricevuti avevano fatto agevolmente breccia nelle sue difese. Era la prima volta che qualcuno la trattava da donna e la corteggiava. Si sentiva pronta al gran passo. Ufficialmente si “piegava alla ragion di Stato”. In realtà voleva farlo.

Sulla questione torneremo più avanti. Basti dire che il pretendente francese è un quarantenne brillante, intelligente, colto, un tombeur de femmes cui l’esperienza suggerisce l’approccio giusto per conquistare quella che anche per gli standard dell’epoca è poco più di una bambina.

Trama di Figlia di re. Un matrimonio per l’Italia

L’incipit a contrasto ci presenta un’adolescente spensierata, libera, sicura a cavallo del suo Mistral nella residenza estiva del castello di Casotto. Non a caso monta ancora in arcione, piuttosto che all’amazzone, come i fratelli. Subito dopo la osserviamo mentre valuta smarrita la proposta matrimoniale avanzata dal Cavour che scombussola tutto il suo mondo. Orfana di madre, non ha una figura femminile di riferimento. Ma, come vedremo, lo sconcerto ha vita breve. La seguiamo durante il fidanzamento lampo e nei primi anni di matrimonio quando è impaziente di conoscere il mondo e il mondo è incuriosito da lei.

Immaginatela in crociera nel nord Europa, nel Mediterraneo fino alle coste del Maghreb; come padrona di casa all’inaugurazione della Villa Pompeiana, il gioiello architettonico fatto costruire dal marito nella capitale francese; impegnata a corte o in attività caritatevoli con i meno fortunati. Immaginatela alle prese con le incombenze di rappresentanza a fianco di un uomo impegnativo. Per tacere le circostanze in cui fu lei a mediare i dissapori tra i cugini Napoleone III e Napoleon. A colpire sono la maturità, l’intelligenza e riservatezza che i contemporanei le riconobbero. Sapevate che uno dei suoi fan fu Alexandre Dumas con cui strinse una sincera amicizia? E che il romanziere era un sostenitore della causa italiana?

Al contempo una prosa avvolgente e documentata ci trasforma in testimoni oculari di quell’intreccio tra attività diplomatica e militare che il 17 marzo 1861 portò alla proclamazione del Regno d’Italia. Per inciso la guerra in Lombardia contro gli austriaci (primo atto degli accordi di Plombières) corrisponde alla Seconda guerra di indipendenza, un’espressione scolastica che l’autrice, da storica, non usa. Accantonata la politica italiana, lo scenario si sposta a New York, prima tappa di un lungo viaggio fino al Canada. All’arrivo la coppia venne assediata da una folla di fotografi e giornalisti. Pensate che il New York Times definì il principe Napoleon “Un elegante borghese gentiluomo” e la principessa Clotilde “una grande signora italiana, molto gentile e di modi semplici”.

L’immagine della Grande Mela e in generale del Paese che si ricava dalla corrispondenza privata della coppia – avida di vedere, sapere, conoscere – è molto interessante per l’alternanza dei punti di vista. Aperto alla novità lo sguardo di Clotilde, più francocentric quello di Napoleon.

Recensione

Fatti e personaggi sono storici. Il margine di invenzione è coerente e verosimile. Accurate le ricostruzioni ambientali.

A proposito delle nozze, scelta o accettazione che sia, Maria Clotilde di Savoia visse con esemplarità ciò che il destino ebbe in serbo per lei. E i primi anni di matrimonio, su cui è concentrato il romanzo, ne anticipano la condotta. È una persona di carattere, come quel genio di Cavour aveva capito. Affiora un ritratto vivido e sfaccettato. Fin dalla prima pagina è tutto un rincorrersi di aggettivi afferenti la sicurezza, la testardaggine, la forza d’animo perché Maria Clotilde di Savoia non scappò mai di fronte alle difficoltà. Anche la sua scrittura fitta, chiara, minuta tradisce un piglio risoluto. E modesta e fiera la immortala Ernest Hébert in un ritratto ufficiale, di cui la copertina reca il particolare della mano a sfiorare la veste:

Lei era in piedi, in abito da sera guarnito di trine dorate, solenne, i capelli acconciati con la scriminatura in mezzo raccolti morbidamente sulla nuca e l’espressione seria e decisa che denunciava il suo carattere.”

Fa da contrappunto l’indole emotiva, passionale e vendicativa dell’imperatrice Eugenia.  

Altrettanto poliedrico è il profilo del marito Napoleon, paladino leale della causa piemontese. Sostenuta dalla miniera informativa del carteggio privato con Napoleone III, l’analisi della sua personalità alterna piani diversi: il figlio del principe Jerome Bonaparte, il cugino dell’imperatore, il politico, il diplomatico e l’oratore, il viveur, il marito, l’appassionato di archeologia.

Sappiamo che la Storia metterà alla prova il loro matrimonio. “Figlia di re. Un matrimonio per l’Italia” di Patrizia Debicke ci restituisce lo spaccato della stagione più bella, quando una giovane sposa impara ad affacciarsi alla vita. Da leggere d’un fiato.

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