“Gli omicidi dello zodiaco” di Shimada Soji, pubblicato in Giappone nel 1981, dal 2019 è disponibile in lingua italiana nei Tascabili Giunti, traduzione di Giovanni Borriello. È un thriller complesso, a tratti inverosimile.
Un rompicapo (inutile) per chi ama le sfide mentali e i labirinti dell’occulto.
Giocato su due piani temporali tra gli anni Trenta e Settanta, coniuga enigma della camera chiusa e omicidi seriali. Brevi digressioni di storia, astrologia, antropologia, letteratura spiegano retroscena, sostengono il dibattito investigativo, ma non salvano il romanzo da un eccesso di cerebralismo
Trama de Gli omicidi dello zodiaco
Nel Giappone degli anni Settanta un detective dilettante e un chiromante appassionato di mystery decidono di riesaminare “Il caso degli omicidi dello zodiaco” risalente al 1936, rimasto insoluto. In realtà questa etichetta riunisce tre casi, che all’epoca dei fatti diedero adito alle congetture più fantasiose dallo spionaggio cinese agli alieni.
Il primo riguarda l’assassinio di un artista eccentrico e asociale, a capo di una famiglia allargata piuttosto impegnativa. Il suo cadavere viene ritrovato nel suo studio chiuso dall’interno. Poco prima di morire si apprestava a realizzare la donna perfetta:
“Azoth, che significa dalla A alla Z, è l’ultima creazione, la forza universale della vita.“
Il secondo, verificatosi a distanza di un mese, ha come oggetto lo stupro e l’uccisione della maggiore delle sue figliastre. Ma fu il terzo caso a sconcertare inquirenti e opinione pubblica. Sei giovani donne della sua famiglia vengono avvelenate, mutilate e interrate presso altrettante miniere con un rituale complicato e di difficile attuazione. Essendo state uccise insieme, le forze dell’ordine pensarono a un pluriomicida organizzato che conosceva le vittime.
C’è di più. Questi assassinii rispondono a un progetto aberrante che l’artista aveva illustrato in dettaglio nelle sue disposizioni testamentarie. Dunque solo chi è morto per primo aveva un movente per compiere la strage.
Gli interrogativi non si contano. Chi ha letto il testamento redatto pochi giorni prima della morte? Qual è il legame tra i fatti di sangue? E il movente? Un binomio esplosivo di amore e morte oppure di magia nera e vittime sacrificali? Chi può aver avuto l’interesse, le competenze, il supporto logistico per mettere in pratica un piano così contorto? Quanti responsabili si celano dietro otto omicidi?
Mentre riesaminano accuratamente i dati per individuare crepe e incongruenze, i nostri aspiranti Sherlock Holmes vengono contattati da una donna. Le sue rivelazioni danno slancio a un’indagine che sembra impossibile.
Recensione
La densità dei primi due capitoli mi ha stordito. Qui si affastellano personaggi, ipotesi investigative, alberi genealogici, gruppi sanguigni, teorie esoteriche, astrologia e occultismo tra Oriente e Occidente.
Questa nebulosa mistico-esoterica-indiziaria dovrebbe delineare il mondo del protagonista: l’artista raffinato e stravagante di nome Umezawa Heikichi. Dovrebbe costruire l’atmosfera che rimbalza da un capitolo all’altro in bilico tra scienza e magia, razionale e irrazionale, logica e follia. Infatti astronomia, astrologia, e pratiche alchemiche con un tocco Zen sembrano finalizzate alla creazione del magnum opus: la donna perfetta.
Superato questo scoglio, ne ho incontrato un altro: una trama arzigogolata e cervellotica, con un paio di trovate originali.
È l’autore in persona a lanciare ai lettori la sfida per trovare il bandolo della matassa prima dei capitoli conclusivi: i meno riusciti.
“Gli omicidi dello zodiaco” di Shimada Soji è una lettura abbastanza avvincente ma poco convincente, soprattutto nello spiegone finale.
Alcuni aspetti della dinamica omicidiaria risultano poco persuasivi, incredibili e semplicistici. Sproporzionato il crimine rispetto al movente.
L’ autore, purtroppo, non si addentra negli interstizi mentali in cui la devianza divora la logica e punta esclusivamente sull’ingegnosità della trama.
Sono curiosa di conoscere le argomentazioni di chi ritiene questo romanzo un capolavoro.