“I primi Romani” – Umberto Vincenti


Voto: 4 stelle / 5

“I primi Romani – La Roma senza città” è un saggio Rogas pubblicato a novembre 2023 e scritto dal professore ordinario di Diritto romano Umberto Vincenti. Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea ricevuta in omaggio.

Trama de I primi romani

Umberto Vincenti porta avanti delle indagini appassionanti e convincenti sulla leggenda che vuole Romolo primo re di Roma. La Città nasce davvero quel 21 aprile 753 a.C., come ricostruito dal letterato latino Varrone e dall’astrologo Taruzio? Perché è passato lui, Romolo, alla storia, se già la leggenda parlava della sua discendenza da Enea? Che rapporto c’era con la comunità di Alba Longa?

Il viaggio che propone Umberto Vincenti è archeologico e soprattutto letterario. Attinge tanto ad autori antichi, più o meno noti, come Plutarco, Catone, Livio e Varrone, quanto a studiosi più recenti, da Theodor Mommsen o Emilio Gabba ai contemporanei Giorgia Zanon e George Dumezil.

Insomma è una caccia al tesoro, in cui la meta è la visualizzazione più verosimile del primo nucleo di un popolo che “in meno di cinquantatrè anni” riuscì a conquistare quasi tutta la terra abitata. Quale dei sette colli fu abitato per primo? Che collegamento c’è con la Roma di adesso?

Sono domande appassionanti che trovano in questo libro un principio di risposte. È solo l’inizio di una ricerca molto stimolante.

Recensione

Non vi svelo le conclusioni verso cui Umberto Vincenti ci accompagna con capitoli brevi e chiari, usando numerosi riferimenti in latino ma mai senza averceli spiegati almeno una volta. Ho trovato utile, per esempio, la distinzione tra montes e colles, e mi è piaciuto cercare su Google Maps e Google Earth i numerosi punti di riferimento geografici che vengono indicati.

L’intento di quest’opera, come spiega l’autore nella premessa, è divulgativo: spiegare se e perché potremmo affermare che Roma e i romani esistono da prima di quel confine tracciato da Romolo e alimentato dalla leggenda.

Il professore viaggia verso questo obiettivo con accuratezza e rispetto del lettore e non esagera con citazioni e in latinismi. Si troverà certamente avvantaggiato chi il latino lo ha fatto almeno a scuola, ma “I primi romani” non è un testo accademico e non è respingente. L’ho trovato scorrevole e divulgativo, grazie anche alla brevità dei capitoli. I corsivi potrebbero sembrare troppo numerosi: mentre leggevo mi chiedevo se fosse proprio necessario scrivere in latino anche mano, padre, famiglia, re. Il frequente passaggio linguistico mi ha richiesto molta concentrazione.

Ma la lingua porta con sé la sua cultura. Si entra così bene nell’ottica dell’autore, che appare subito chiaro che queste parole (manus, pater, familia, rex) sono quasi dei realia, intraducibili, latori di un mondo troppo complesso – parzialmente perduto – per trasporlo in una parola contemporanea.

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