“L’amica geniale” è un romanzo italiano di Elena Ferrante, pubblicato nel 2011. È il primo volume della serie letteraria omonima, che proseguirà con altri tre romanzi: “Storia del nuovo cognome” (2012), “Storia di chi fugge e di chi resta” (2013), “Storia della bambina perduta” (2014).
La curiosità, suscitata dalla duplice serie televisiva andata in onda prima dell’epidemia di covid-19, viene sicuramente appagata dalla lettura dei quattro volumi – di cui si compone l’opera completa – in un crescendo di tensioni socio-familiari e pulsioni personali delle due protagoniste.
Lenù e Lila vivono nel rione di una città, Napoli, che come loro si trasforma negli anni, alla ricerca di una propria identità, di fatto mai trovata.
Trama de L’amica geniale
La narrazione in prima persona, propria del genere autobiografico, che nei primi due volumi: “L’amica geniale” e “Storia del nuovo cognome” si snoda secondo un ritmo piuttosto lento, a tratti faticoso, si fa più innovativa ed avvincente nel terzo e quarto, nei quali si qualifica per l’analisi introspettiva dei personaggi che emergono con i loro pensieri da complesse situazioni e si distinguono per il carattere, gli obiettivi e, soprattutto, gli ideali.
Recensione
Sono decisamente più interessanti il terzo e quarto volume, nei quali le vicende individuali e familiari di Elena Greco e Raffaella Cerullo si stagliano dentro la storia italiana del secolo scorso, dal secondo dopoguerra agli anni Novanta.
“Storia di chi fugge e di chi resta” e “Storia della bambina perduta” coinvolgono il lettore nella riflessione su temi quali: lo sfruttamento dei lavoratori ai tempi del boom economico, la lotta operaia, gli anni di piombo, la corruzione e il trasformismo politici.
Romanzi importanti, questi della Ferrante, per conoscere una generazione che è andata in frantumi, perseguendo il sogno di un progresso senza limiti il quale, in realtà, si rivelerà “un incubo pieno di ferocia e di morte”, una fiumana che alla fine depositerà tutti sulla riva.
Annamaria Gazzarin
Come avvicinarsi a un libro così gonfiato, decantato, ammirato, proposto e riproposto in mille salse da quattro anni? Come vincere la naturale diffidenza verso i fenomeni di massa? Come ripulirsi dalle aspettative?
Con un pochino di incoscienza.
L’unica punta di delusione che ho provato leggendo “L’amica geniale” è che mi aspettavo qualcosa di diverso dalla scrittura. Mi era stato paragonato a “Il soccombente” (e adesso so anche perché), ma dal punto di vista dello stile siamo su due pianeti diversi, anche perché un pubblico popolare ha bisogno di una scrittura scorrevole.
Al posto dei flussi di coscienza e profondissime introspezioni di Thomas Bernhard ho ricevuto molta azione e poche, ma incisive, epifanie. Una volta spostato il focus e le aspettative, sono riuscita a godermi il romanzo e ad assistere serenamente all’evoluzione della storia.