Se sentiamo il nome Christopher Robin, invariabilmente avremo in mente il bambino con i capelli castani e i pantaloncini corti amico dell’orsetto Winnie Pooh. Ciò che non sappiamo, invece, è che la sua ispirazione fu il figlio del creatore di Winnie Pooh, A.A. Milne. E che il suo vero figlio non ebbe, proprio per questo motivo, una vita favolosa come si potrebbe pensare. Lo troviamo raccontato in “Il bambino di carta. La storia del vero Christopher Robin e del suo Winnie the Pooh” di Marina Migliavacca Marazza, pubblicato da Libromania nel 2017.
“L’orso Winnie è diventato così famoso che la sua ombra si è proiettata sulla vita del ragazzino in carne e ossa, trasformandolo in una creatura di carta destinata a non crescere mai, come in un film dell’orrore”.
Trama de Il bambino di carta
La vicenda de “Il bambino di carta”, un po’ romanzata, parte da quando il giovane Christopher Robin ha già vent’anni.
Siamo nel 1944, in piena Seconda Guerra Mondiale, e il tenente Milne si trova a Salerno con il suo battaglione. Qui viene ferito, anche se sembra morto. Da allora il nastro si riavvolge, e Marina Migliavacca Marazza torna indietro nel tempo, al 1920, anno della nascita del futuro Christopher Robin Milne.
Suo padre è lo scrittore A.A. Milne, sua madre Daphne de Sélincourt, di origini francesi. Nonostante entrambi siano vicini alla trentina, Christopher Robin è il loro primo figlio, e non era molto comune negli anni Venti, soprattutto per le donne. Già alla nascita il piccolo delude la madre, che avrebbe preferito una bambina cui dare nome Rosemary. Sarà uno dei principali motivi che porterà madre e figlio ad essere quasi estranei per tutta la vita: il bambino è cresciuto da una tata, Olive, ma non è la lontananza dai genitori a rovinare la sua infanzia.
L’orsetto Winnie, suo fedele compagno di giochi, diventa personaggio letterario insieme al suo piccolo padrone umano, e la popolarità arriva improvvisa e travolgente. Ad esserne sommerso è principalmente proprio Christopher Robin, che trascorre l’infanzia a difendersi dal bullismo degli altri bambini e con una sola vera amica, la vicina di casa, Anne Darlington.
Il libro termina con l’incontro tra Christopher Robin, ormai ventiquattrenne e rientrato dalla guerra, e la sua futura moglie, la cugina Lesley de Sélincourt. Sappiamo però che la volontà di sposare lei e non Anne, come avrebbe voluto la madre, pone fine al rapporto tra madre e figlio.
Recensione
Per quanto riguarda chi vi scrive, è stato un libro molto difficile da leggere. Rimane infatti impossibile non essere partecipi della sofferenza di un bambino che dalla vita avrebbe avuto tutto, tranne comprensione e amore. L’unica a comprendere, in parte, il suo stato d’animo è la tata Olive, ma anche la piccola coetanea Anne. Christopher Robin subisce bullismo quasi giornalmente, sia nei primi anni di scuola che in collegio, dove viene mandato per poi frequentare Cambridge, come il padre.
La sua unica colpa è stata quella di ispirare un personaggio letterario, che alla fine ha avuto il sopravvento su di lui, inglobandolo totalmente e impedendogli di condurre una vita normale. Per questo il lettore può immedesimarsi facilmente nella vita solitaria del bambino, poi ragazzino, e non può che desiderare che alla fine possa trovare un po’ di tranquillità. Consigliato, se volete saperne di più sui retroscena di un personaggio amato come Winnie Pooh.