Non avevo mai letto Massimo Carlotto prima di arrivare a “Il Francese”, e non so se sia un bene o un male. Questo giallo è stato pubblicato da Mondadori a febbraio. Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea in omaggio.
Andando con ordine. Posso dire di aver trovato un bel noir, incalzante, con un buon ritmo fino ad un certo punto della narrazione.
Trama de Il Francese
In breve: il Francese, al secolo Toni Zanchetta, è un pappone che preferisce definirsi un “macrò” (è detto Francese o no?) e gestisce un giro di dodici prostitute di un certo livello. È manager di quella stanza buia del piacere con mademoiselles dagli esotici pseudonimi d’oltralpe. Si considera un magnaccia migliore degli altri sulla piazza di un Veneto torbido ma bigotto. Tutto sembra filare alla grandissima fino al giorno in cui una delle sue protette scompare, lui è stato l’ultimo a vederla. Inutile dire che, visti i suoi precedenti non proprio immacolati, il primo sospettato è proprio il pappone, anche se noi sappiamo avere un alibi. Sul quale non può contare. Il commissario Franca Ardizzone non gli dà pace: secondo lei, il Francese è colpevole e al macrò, per scagionarsi da quell’accusa di omicidio, non resta altro che mettersi sulle tracce del colpevole.
Recensione
Ho trovato la storia interessante e coinvolgente fino al punto in cui viene svelato il mistero della scomparsa della mademoiselle. Poi mi è sembrato che il romanzo iniziasse a perdere lo smalto dell’inizio.
La seconda parte è più concentrata sul tentativo del macrò di ricostruirsi una vita, sempre e comunque invischiato nel sottostrato malavitoso di un nord est cupo e corrotto, in cui tutti vogliono salvare le apparenze. La storia sembra essere ambientata nel padovano, ma potrebbe benissimo essere stato anche il trevigiano, in cui i facoltosi benpensanti e borghesi si sprecano e non mancano bande della mala balcanica. È ritratto molto bene lo sfondo della provincia veneta, ambiente che l’autore conosce.
“Tutto è permesso, basta pagare.”
C’è da dire che Carlotto ha disegnato Zanchetta come un anti-eroe di immensa bruttezza, ed è stato molto bravo nel riuscirci. Un personaggio viscido e sfuggente, che vuole apparire un signore ma che resta un “pappone a sonagli”, manipolatore e gradasso, che se la fa addosso di quando in quando. Forse che non sia così cattivo come vorrebbero farci credere? O che sia solo un vigliacco? In ogni caso, dalle pagine de Il Francese non esce un personaggio, uno, che mi sia piaciuto, ma credo perché, nello sviluppo della narrazione, Carlotto ha filtrato ogni soggetto con gli occhi del macrò, che di sicuro non possono essere limpidi e puliti.
Non dico nulla sul finale, a parte che non mi ha convinta più di tanto il voltafaccia dello Zanchetta. Suppongo sia funzionale per un eventuale seguito, per un altro episodio con un protagonista che non sono sicura di voler incontrare di nuovo.
Chiara Carnio