“Il nero e l’argento” – Paolo Giordano


Voto: 4 stelle / 5

Romanzo di Paolo Giordano sull’intreccio e sulla fragilità dei rapporti umani, “Il nero e l’argento” è stato pubblicato da Einaudi nel 2014. Di Paolo Giordano abbiamo recensito anche “La solitudine dei numeri primi“.

Trama de Il nero e l’argento

I due colori diversi del titolo caratterizzano Nora e suo marito, quest’ultimo la voce narrante. Appartenente al nero lui: preoccupato, perennemente agitato. Vitale e forte lei: il suo umore è argento fuso, il migliore fra i conduttori. Una giovane coppia con un figlio e la costante presenza della signora A., la vera protagonista, arrivata in casa per dare una mano nelle faccende domestiche e diventata il fulcro attorno cui girano gli equilibri familiari.

“Ero certo che l’argento di Nora e il mio nero si stessero mischiando e che lo stesso fluido metallico e brunito avrebbe percorso entrambi. Insieme, poi, ci eravamo convinti che la linfa rutilante della signora A. avrebbe aumentato la densità specifica, rendendoci più forti. Mi sbagliavo.”

Quando la signora A si ammala, la stabilità del rapporto tra Nora e il marito sembra vacillare. Era sostenuto davvero solo dalla personalità di questa donna?

Recensione

Carico di promesse fin dall’inizio, Il nero e l’argento pone con insistenza domande sui vincoli familiari, sulla resistenza nelle relazioni, su sfumature e debolezze nascoste nei rapporti tra le persone. A volte le risposte non ci sono, o possono essere molto vaghe.
Come non provare simpatia per la signora A., così saggia e concreta? Viene spontaneo perdonarle il suo comportamento intriso di maschilismo e il modello di gestione familiare, decaduto, in cui lei crede fermamente. Questa donna si muove sicura nella casa di Nora e del marito; i suoi rituali antichi, le sue sentenze diventano dei pilastri a cui appoggiarsi. E quando la malattia della signora A. esplode, i due coniugi dovranno fare i conti con la debolezza di un legame che prima non avevano avvertito.

“Era stata la sua propensione all’accudimento a condurla da noi. Lei apparteneva a quella specie di arbusti che insinuano le radici nelle fessure dei muri, lungo gli spigoli dei marciapiedi. Era un’erbaccia la signora A., ma delle più nobili.”

Questo libro scava nell’intimo in modo sferzante. E’ da leggere con lentezza gustando parole, sensazioni e per cogliere quanto l’imperfezione dei suoi personaggi ce li faccia sentire veri.

Commenti