“Il metodo del becchino” – Oliver Pötzsch


Voto: 4 stelle / 5

“Il metodo del becchino” è il nuovo thriller storico di Oliver Pötzsch (SEM editore maggio 2023, 400 pp., traduzione di Anna Carbone).

Dopo il successo della saga del boia di Schongau, anche questa volta l’autore punta su una figura di pubblica utilità legata alla morte: il necroforo. A differenza del boia non suscita stigma sociale, quanto curiosità e rispetto. Infatti in passato spettava a lui il compito di certificare la morte di un individuo e di espletare le pratiche funerarie dalla preparazione al seppellimento del cadavere.

Trama de Il metodo del becchino

Il Cimitero Centrale (Zentralfriedhof) di Vienna, oltre a vantare il più grande complesso di tombe d’onore al mondo, è un parco dove passeggiare, fare jogging, andare in bicicletta e con un pizzico di fortuna imbattersi in donnole, tassi e caprioli.

Nel 1893, all’epoca della vicenda, è un cantiere a cielo aperto periferico e brullo, un labirinto di fosse punteggiate da croci, malgrado siano trascorsi vent’anni dall’inaugurazione. Qui vive e lavora Augustin Rothmayer, il becchino che del camposanto e dei suoi inquilini conosce i segreti, l’uomo che sussurra ai defunti, “enigmatico e sigillato come un antico sarcofago egizio”. Di recente è stato testimone oculare del tentativo di trafugare un corpo. Il furto di una salma per rivenderla a scopi anatomici è frequente nel cattolicissimo Impero austro-ungarico, specie nel caso del paria di un suicida. Ma questa volta si tratta di un cadavere eccellente e scomodo. La stampa ha già messo le mani sulla notizia causando non poco imbarazzo alle autorità.

L’agente Leopold von Herzfeldt viene mandato a ispezionare la tomba profanata. In prova nella polizia di Vienna, ha un curriculum di alto profilo. Infatti è il pupillo di Hans Gross autore del “Manuale di scienze criminali per magistrati inquirenti”, pietra miliare nella scienza forense e tuttora punto di riferimento per l’FBI. Per esempio introdusse la fotografia della scena del crimine e il metodo per rilevare le impronte dei piedi. La dattiloscopia a scopo identificativo è successiva.

Così il binario morto di un incarico di serie B permette al nostro agente di incontrare il necroforo e il suo mondo. Nel frattempo la città culla del walzer è scossa dai delitti di un novello Jack lo Squartatore che prende di mira giovani donne. I loro corpi vengono ritrovati nel Prater che all’epoca era un’area equivoca e defilata, non il parco d’attrazioni più antico al mondo. Il sadismo del modus operandi condurrà le ricerche verso un sommerso al di sopra di ogni sospetto.

Saranno l’agente e il becchino a dettare i tempi di un’indagine ramificata tra il doppio fondo dei cuori umani. La coppia investigativa integra i loro know-how. Il sapere antico, che permette ad Augustin di padroneggiare le fasi della decomposizione di un cadavere, completa i nuovi metodi di indagine e diagnostica psicologica applicati da Leopold. Nella forma mentis del poliziotto non c’è posto per la superstizione con cui invece il becchino è abituato a convivere. Si unisce loro l’agente tirocinante Andreas Jost, ansioso di fare esperienza.

Recensione

Oliver Pötzsch dà corpo alla tafofobia, la paura ancestrale di essere sepolti vivi presente nei racconti di Poe, Maupassant, Zola, Kipling e Twain. Non è sconvolgente l’immagine di un uomo ancora vivo che dalla bara ascolta il proprio elogio funebre?

La querelle tra l’ostilità della vecchia guardia di fronte alle diavolerie criminologiche e l’impazienza di accendere il futuro, propria delle nuove leve, è una variante dello scontro tra superiori tradizionalisti e poliziotto illuminato

Pulvis et umbra

Uno sguardo laico ci presenta la morte come disfacimento della materia e corruzione della carne. Nulla è lasciato al caso dalla Natura e dalle cure che seguono la dipartita.

“Il metodo del becchino” di Oliver Pötzsch è bel thriller storico ambientato in un’epoca in cui l’uomo aveva familiarità con la morte, il tabù della nostra società. Ed è anche un romanzo sui cambiamenti tecnologici di fronte ai quali, ieri come oggi, l’individuo si sente confuso.

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