“Un alibi di ferro” di Patricia Gibney (Newton Compton Editori, traduzione di Laura Miccoli, p.351) da febbraio 2023 è disponibile in libreria. Presenta il sesto caso di Lottie Parker, detective della Garda, il corpo di polizia della Repubblica Irlandese istituito nel 1922 all’indomani dell’autonomia dalla corona britannica. La serie è ambientata nell’immaginaria Ragmullin, anagramma di Mullingar, la città di 20.000 abitanti situata nel cuore dell’isola dove vive l’autrice.
Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea ricevuta in omaggio.
Desideravo conoscere il giallo irlandese, new entry nel settore dopo l’esordio in grande stile di Ken Bruen all’inizio del nuovo Millennio. Le recensioni entusiastiche sulla Gilbert mi hanno incoraggiato.
Trama di Un alibi di ferro
Armeggiare tra scatoloni, cacciaviti e istruzioni Ikea in una casa nuova, generalmente per una coppia è fonte di gioiosa progettualità. Non è questo il caso di Lottie e Mark, rispettivamente ispettore e sergente factotum. I ricordi sono andati distrutti nell’incendio della dimora precedente. Lottie non è pronta a sfrattare dal suo cuore il fantasma del marito. Perciò il trasloco della detective non sembra avere i requisiti di un nuovo inizio. A complicarle la vita ci pensano pure le paturnie adolescenziali dei figli e le necessità di un nipotino in fasce.
Il romanzo decolla lentamente per permettere al lettore di acclimatarsi nel caotico mondo della protagonista. Un giorno, grazie allo spirito di osservazione di un’arzilla ottuagenaria, gli inquirenti scoprono i cadaveri di due ragazze misteriosamente scomparse dopo una serata ad alto tasso alcolico. Una delle vittime, testimone chiave in un processo, ha sbattuto in prigione un tizio che dopo dieci anni si trova a piede libero. Naturalmente i sospetti si concentrano su di lui, l’uomo dall’alibi di ferro.
Finalmente, dopo un centinaio di pagine introduttive, la narrazione subisce un’impennata grazie a nuovi delitti dai risvolti sempre più inquietanti. Il trait d’union è il rancore, la benzina di ogni vendetta che avvelena un presente senza futuro. Quando si volatilizzano le due figlie della Parker, come da copione in difficoltà a mantenere il necessario distacco professionale, la vicenda si complica quel tanto che basta a sbrogliarla del tutto.
Recensione
Patricia Gibney segue uno schema collaudato. Un prologo emozionale ambientato nel passato. Capitoli brevissimi a cliffhanger. Dilatazione del tempo del racconto. Coinvolgimento diretto di un familiare nell’evento criminoso. Cenni a problemi sociali dell’Irlanda. In chiusura una lettera dell’autrice invita il lettore soddisfatto a postare una recensione su Amazon o Goodreads. Più che ringraziare il pubblico affezionato, mi sembra una questua a scopo propagandistico.
Malgrado l’ingegnosità di un paio di snodi narrativi, è il già visto a prevalere. Una protagonista multitasking dal passato ingombrante si barcamena tra i sensi di colpa di mamma poco presente. Un collega devoto la protegge, il capo non la capisce, il cattivo vìola i suoi affetti. Addirittura due gli psicopatici!
Al momento Patricia Gibney non ha fatto breccia nel mio cuore. “Un alibi di ferro” è uno di quei thriller che ho dimenticato subito.