“Il naufragio” – Alessandro Leogrande


Voto: 5 stelle / 5

“Il naufragio” è un’inchiesta del 2011 condotta da Alessandro Leogrande e pubblicata da Feltrinelli su un grande fatto di cronaca italiana degli anni Novanta che ha interessato la costa adriatica: un vero e proprio eccidio da parte dei militari italiani. La motovedetta albanese Kater i Rades, che trasportava un centinaio di donne, uomini e bambini che fuggivano dalla guerra in Albania, il 28 marzo 1997 è stata affondata intenzionalmente da una corvetta italiana. Responsabilità subito rinnegata.

Trama de Il naufragio

Dal 1998 al 2011, dice Leogrande, quasi diciottomila persone sono morte nel tentativo di raggiungere l’Europa. Perché, dunque, parlare proprio di questo naufragio?

“Il naufragio della Kater i Rades costituisce una pietra di paragone per tutti gli altri naufragi a venire, nono solo perché è stato l’esito delle politiche di respingimento e dell’isteria istituzionale che le ha prodotte. (…) a differenza dei molti altri avvolti nel silenzio, è possibile raccontarlo.”

A differenziarlo ulteriormente rispetto ad altri naufragi ci sono un processo (lungo oltre quindici anni) e la richiesta di recupero del natante da parte di una comunità di superstiti e famigliari. Cinquantasette sono stati i corpi ritrovati, ventiquattro i dispersi. Trentuno delle ottantuno vittime avevano meno di sedici anni, e parliamo di moltissimi infanti. Alessandro Leogrande ce li elenca tutti, per non dimenticarli.

“Il naufragio” è stato pubblicato un anno prima che il relitto della Kater i Rades venisse trasformato in monumento ai caduti dallo scultore greco Costas Varotsos ed esposto a Otranto.

Recensione

Ho ricevuto questo libro da una persona appassionata di letteratura che ha avuto il privilegio di conoscere Leogrande di persona. Parlava basso, mi dice, e si faceva capire.

Ho apprezzato la pulizia dello stile di Alessandro Leogrande e lo scivolare rapido della narrazione. La sua è un’inchiesta che non ha bisogno di aggiungere pathos né di ingraziarsi i lettori: sono le testimonianze il suo scheletro, i meri dati i suoi muscoli. I fatti parlano da soli.

Il libro scorre molto bene nonostante l’argomento impegnato e doloroso. L’autore non si sbrodola mai addosso: resta obiettivo e in ricerca aperta della verità. Sentiamo la sua empatia per l’indagine, ma non la avvertiamo come limite, anzi come motore.

Al termine della lettura mi è rimasto un magone in gola, e la scena che si è impressa di più nella mia mente non si trova su Internet ma l’ho potuta immaginare grazie a una testimonianza raccolta da Leogrande. È il ponte della Kater i Rades colmo di persone che prendono bambini piccolissimi da sotto le braccia e li alzano in direzione della motovedetta per mostrare le loro intenzioni pacifiche. Invano.

Alessandro Leogrande è stato stroncato da un malore, probabilmente un infarto, a quarant’anni, nel 2017. Nel 2018 Tirana, la capitale dell’Albania, gli ha intitolato una strada.

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