Nel giallo storico “Il paravento di lacca – I casi del giudice Dee” del sinologo, diplomatico e scrittore Robert Van Gulik, pubblicato per la prima volta nel 1962 e riproposto da 0barra0edizioni nel 2011, un elegante paravento di lacca rossa mette in moto l’indagine, condotta in incognito in Cina dal giudice Dee sotto la dinastia T’ang.
Trama de Il paravento di lacca
Durante una licenza in una località dai contorni sfumati, il giudice Dee insieme all’assistente Chio Tai – un ex mascalzone redento – si imbatte in due fatti noir: la presunta morte di un mercante, il cui corpo non è stato rinvenuto e l’uccisione di una nobildonna nell’intimità della sua camera da letto. Aleggiano su entrambi funeste predizioni di un destino già scritto.
Ma il protagonista diffida del soprannaturale e di soluzioni a portata di mano. Un abito mentale duttile e soprattutto il vantaggio di essere in incognito gli consentono di ricorrere a metodi poco ortodossi, scambiati dall’assistente per passi falsi investigativi.
A corredo la misericordia, dote non comune nel sistema giudiziario del Celeste Impero che prevede punizioni corporali, tortura e pena di morte. Un exemplum di giustizia in miniatura il nostro giudice! Capace anche di apprezzare le grazie del gentil sesso con britannico aplomb, malgrado due mogli e concubine.
Come osservato, l’inchiesta scatta da un paravento di lacca con quattro pannelli che sono metafora della vita. La primavera è la stagione di sogni e progetti. L’estate della realizzazione nell’attività pubblica. L’inverno coincide con il matrimonio. Da ultimo l’inverno è la fase della serenità coniugale e dei bilanci esistenziali. All’improvviso il disegno del quarto pannello presenta un’anomalia. Il soggetto è cambiato davvero oppure si tratta di una allucinazione di chi lo osserva? Oppure il disegno predice il futuro al legittimo proprietario del paravento, magistrato e marito integerrimo?
La prima parte delle indagini dimostra l’innocenza di chi si dichiara colpevole di un orrendo delitto. La seconda parte sbroglia una ingarbugliata matassa ricca di colpi di scena fino all’ultima pagina particolarmente ingegnosa.
Recensione
Una colorata girandola di personaggi, figuranti e comparse anima questo piacevissimo giallo storico. Una banda di ladri, una prostituta dal cuore d’oro, un banchiere, due vedove allegre, un disertore e un magistrato che non pratica la poligamia la cui bidimensionalità psicologica è compensata dalla leggerezza narrativa. Il corredo iconografico di 14 illustrazioni dell’autore aiuta il lettore a prendere confidenza con un’epoca ed un paesaggio lontani, anche perché l’introduzione descrittiva, di rito nel romanzo storico, è sostituita da un incipit in medias res, d’obbligo nei gialli per catturare l’attenzione di chi legge.
La prevalenza del dialogo in ambienti chiusi (dimore signorili, alcove, lupanari, osterie, banche, tribunali) concorre a disegnare una dimensione teatrale con risvolti e trovate da commedia. Un esempio per tutti: l’incendio doloso. Nel caso dello Studente e del Caporale è il ruolo a prendere il posto del personaggio, come indica la mancanza di individualità ossia del nome proprio. Ma se è vero che anche un difetto indica la direzione artistica, allora quella di Robert Van Gulik è chiarissima: intrattenere con intelligenza e allegria.