“Il Racconto dell’Ancella” è un romanzo distopico ambientato nella neonata Repubblica di Galaad, un regime totalitario monoteocratico fortemente gerarchizzato la cui base si ravvisa in alcuni versetti della Bibbia accuratamente manipolati ed estratti dal contesto. Questo romanzo, anche se pubblicato per la prima volta nel 1985, negli ultimi anni ha scalato le classifiche sia grazie all’omonima e fortunata serie tv, sia per l’attualità dei temi trattati.
Trama de Il racconto dell’Ancella
In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un dovere da compiere nella neonata Repubblica di Galaad: garantire una discendenza alla élite dominante. Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti, è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette Ancelle, le uniche donne che, dopo la catastrofe, sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il successo di una ribellione.
“«Rachele, vedendo che non le era concesso di procreare figli a Giacobbe, divenne gelosa della sorella e disse a Giacobbe: «Dammi dei figli, se no io muoio!». Giacobbe s’irritò contro Rachele e disse: «Tengo forse io il posto di Dio, il quale ti ha negato il frutto del grembo?». Allora essa rispose: «Ecco la mia serva Bila: unisciti a lei, così che partorisca sulle mie ginocchia e abbia anch’io una mia prole per mezzo di lei». Così essa gli diede in moglie la propria schiava Bila e Giacobbe si unì a lei.» (Genesi 30,1-4).
Così come la maggior parte delle Mogli dei Comandanti è sterile proprio come Rachele, così le Ancelle sono state scelte per la loro fertilità proprio come la schiava Bila, ed è questo il fondamento del ruolo dell’Ancella in questo nuovo mondo.
Nella Repubblica di Galaad ognuno ha un ruolo: al vertice ci sono i Comandanti, i capi del governo, il cui tratto distintivo è l’uniforme nera da Comandante. Allo stesso modo il genere femminile è fortemente gerarchizzato, anche se tutte le donne – tranne le Zie- non hanno diritto all’istruzione, alla lettura e a molte altre libertà, c’è comunque una forte distinzione tra le Mogli dei Comandanti, riconoscibili dal colore azzurro dei loro vestiti e tra le Ancelle, veri e propri uteri ambulanti costrette a ripetuti abusi sessuali a scopo procreativo, identificabili da una lunga veste rossa ed alette bianche a coprirne il viso; infine ci sono le Marte, genericamente vestite di verde, che sono le domestiche.
Difred, protagonista e narratrice in prima persona, è l’Ancella assegnata al comandante Fred Waterford. Con una serie di analessi, Difred rende partecipe il lettore della sua “vita precedente” – così viene chiamata la vita prima dell’instaurazione della Repubblica di Galaad – e del suo rapido declino fino alla situazione attuale.
Recensione
La narrazione è fluida con un lessico chiaro e non particolarmente ricercato che rende la lettura piacevole e scorrevole, nonché fruibile a tutti.
Questo romanzo ha subito catturato la mia attenzione tenendomi incollata alle sue pagine fin dall’inizio. Più si va avanti e più ci si addentra nella mente di Difred, grazie anche a tutte le fasi narrative introspettive e forti di carica psicologica, fino a delineare il ritratto di una donna spezzata dal regime ma che non ha intenzione di piegarsi ad esso, che fa di una frase in latino incisa in un angolo nascosto dell’ armadio il suo motto: “Nolite te bastardes carborundorum” (Non lasciare che i bastardi ti annientino).
Non si può certo negare la somiglianza tra la condizione femminile scaturita dalla penna della Atwood e quella attuale; i prodromi dell’avvento della Repubblica di Galaad sono ravvisabili nella società contemporanea che, nonostante cerchi a tutti i costi di autodefinirsi evoluta, in realtà non ha ancora superato (e forse non vuole) lo stereotipo della donna come essere inferiore chiamato solo ad assolvere al suo destino biologico. Il romanzo in questo senso si profila quasi come un gigantesco “what if…?” che porta alla consapevolezza che la società delineata dalla Atwood non è tanto fantasiosa come ci si aspetterebbe, ma terribilmente possibile se non reale. Sarà forse per questa sua duplice valenza di mero romanzo e specchio profetico di un possibile futuro che “Il Racconto dell’Ancella” è diventato non solo il manifesto femminista per eccellenza degli ultimi anni, ma anche uno dei libri più venduti al mondo.
Maria Cristina Actis
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