“L’attesa” – Gaelle Josse


Voto: / 5

È bene affrontare L’attesa armati di pazienza, la dose necessaria per sopportare il dolore della protagonista, di cui dopo parleremo, che l’autrice sapientemente sa travasare al lettore. Si tratta di quel vuoto insopprimibile che resta stagnante in una madre che perde il figlio, all’improvviso. No, non c’è una morte, che avrebbe una sua elaborazione del lutto, quindi un percorso con un punto di arrivo; qui abbiamo una sparizione per la quale ci sono solo domande e mai risposte, per cui non c’è un percorso come nel lutto, dove il tempo appiana, lenisce e fornisce rassegnazione.

E cosa rimane dell’esistenza di una madre quando il figlio che ha generato, esce dalla sua vita? Frammenti: di ricordi e di speranze.


Trama L’attesa di Gaelle Josse

copertina "L'attesa"L’autrice entra nell’anima di Anne, una donna della Bretagna, nel secondo dopoguerra, che dopo essere rimasta vedova con un bambino, si risposa. Ad un miglioramento generale dal punto di vista sociale ed economico, non si accompagna una serenità di vita in generale. Il cuore di Anne è in conflitto tra l’amore, innegabile, per il marito e quello viscerale per il figlio e la grande fatica sta nel conciliare, nell’assumersi quel ruolo di mediatrice tra i due come solo le donne sanno fare.

Anche la nascita di altri figli non riesce a contribuire alla fluidità dei sentimenti e alla stabilità dei rapporti.

Quando il figlio sparisce inizia l’attesa di quel ragazzo cui “era stato concessa solo una parvenza di spazio come a un animale domestico”. È un’attesa sfibrante, con l’unica consolazione di scrivere al figlio delle lettere in cui descrivere, con somma diligenza, tutti il cibi, e la loro dettagliata preparazione che lo aspetteranno al ritorno: una montagna di alimenti che lo sfami metaforicamente, da ciò che pensa di non essere riuscita a dargli prima.

Recensione

Gaelle Josse, secondo quanto si apprende dalle note biografiche, ha studiato anche psicologia clinica ed il suo bagaglio è evidente quando entra così prepotentemente nella mente di Anne, fino a leggerle gli ultimi pensieri, quelli più reconditi e inafferrabili.

Lo stile del libro è chiaro, dettagliato nella minuziosa descrizione non solo degli stati d’animo, ma anche degli ambienti e delle situazioni.

Loretta Casagrande

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