“La biblioteca di Parigi” – Janet Skeslien Charles


Voto: 5 stelle / 5

“La biblioteca di Parigi” è un libro a cui sono approdata inseguendo la challenge di lettura della Biblioteca San Valentino. Credevo che avrei trovato un libro sbarazzino, di intrattenimento. L’ho scelto per l’ambientazione ma non pensavo mi arricchisse così tanto. L’ha scritto Janet Skeslien Charles e lo ha pubblicato Garzanti nel 2020.

Trama di La biblioteca di Parigi

“La biblioteca di Parigi” si sviluppa lungo due linee temporali: una inizia nel 1940 e l’altra nel 1983. Hanno in comune la protagonista, Odille, che è bibliotecaria nell’American Library di Parigi negli anni di occupazione nazista e della seconda guerra mondiale. Figlia di un commissario di polizia, vive questa situazione sia dalla parte dei cittadini e sia dalla parte del potere. Con non poco conflitto di interessi.

Nella seconda linea temporale seguiamo le vicende della giovane Lily, che diventa amica di Odille e che piano piano scopre il suo passato, anche incappando in qualche equivoco.

“La biblioteca di Parigi” si pone anche come metaromanzo, perché è il titolo di un testo affidato alla protagonista prima che la sua autrice, ebrea, scompaia nel nulla.

Recensione

Da subito il romanzo è deliziosamente feticista, parla dell’amore per i libri e per i luoghi che li custodiscono. La protagonista racconta di quanto desideri andare a lavorare in una biblioteca. Che poi, mica in una biblioteca qualunque: in una biblioteca in cui ci sono solo libri in inglese.

Ho impiegato del tempo a capire il perché di due linee temporali così diverse tra loro; verso la metà ho capito che la seconda linea serve a sostenere il ritmo della prima. Secondo me, tuttavia, la storia principale è abbastanza forte e coinvolgente da non aver bisogno di grosso sostegno.

L’unica, vera difficoltà che ho riscontrato – amplificata dall’audiolibro – è che le due voci narranti scelte parlano in prima persona e sono entrambe femminili. Siccome le protagoniste sono, giustamente, contornate a loro volta da altri personaggi, ho fatto fatica ad abituarmi e a ricordarmi su quale linea temporale fossimo.

Tuttavia, penso che l’obiettivo condiviso dall’autrice nella nota finale sia stato raggiunto con efficacia. Dopo avere lavorato, nel 2010, nell’American Library di Parigi, Janet Skeslien Charles voleva rendere noto un capitolo nascosto della seconda guerra mondiale e ci è riuscita. Mi ha commosso pensare al sollievo che devono aver provato i soldati e gli utenti nel non dover rinunciare anche ai libri. Mi ha ricordato che anche la solitudine vissuta in Europa durante il lockdown è stata superata anche grazie alla lettura.

Torna la furia distruttrice dei nazisti già descritta in “Bebelplatz” di Fabio Stassi: attaccare un popolo a partire dalle sue fondamenta, dalla sua cultura è un metodo spietatamente lucido e terrificante.

Mi ha colpito molto il fenomeno comune a tutti i territori occupati: in Italia come in Francia, alcune donne avevano cercato l’alleanza degli uomini tedeschi, ma subirono attacchi selvaggi dai loro stessi concittadini appena le truppe lasciarono il Paese.

“La biblioteca di Parigi” è un libro di 400 pagine, dallo stile molto scorrevole, che potevano essere anche cento di meno; resta, tuttavia, una testimonianza solida e coinvolgente, che mi sento di consigliare, anche perché l’intreccio funziona bene.

Commenti