“La combattente” – Stefania Nardini


Voto: 4 stelle / 5

“La combattente” è il libro di Stefania Nardini delle edizioni e/o, uscito oggi. E’ la storia della condivisione di una vita, ma non di un segreto che è stato nascosto da uno dei due protagonisti. Si ringrazia l’agenzia Anna Maria Riva e la casa editrice per il gentile omaggio cartaceo.

Trama de La combattente

Il romanzo inizia nel momento più tragico della vita di Angelita: Fabrizio, il suo compagno, è morto e lei, in balia di un profondo dolore, sembra allontanarsi sempre più da quel “brandello di razionalità” di cui si accontenterebbe.

Avevo abbandonato la stanza dell’ospedale per dire all’infermiera che era finita. Non c’era stato addio. E neanche una carezza. Il gelo del suo volto non mi apparteneva…solo un cadavere. Corpo. Materia senza tempo affidata ad una nuova sintassi. Di lì a poco solo passato prossimo o imperfetto per sancire il trapasso, l’inesistenza.

Nel nuovo mondo di Angelita, dove tutto ora è azzerato, asettico, privo di odori, voci, suoni, un giorno casualmente avviene una scoperta: appaiono degli oggetti che sicuramente nascondono eventi taciuti nel passato di Fabrizio. C’è bisogno di approfondimento perché un amore così totalizzante non può lasciare dietro di sé qualcosa di nebuloso, anche se Angelita intuisce che, volendo andare a fondo, è lei ora che rischia lei di affondare nel torbido.

“Sono una superstite, è vero. Ma non una naufraga”

Le vicende del passato che cominciano ad apparire – verità scomode degli anni di piombo legate ai gruppi terroristici di estrema sinistra – viaggiano in parallelo con i ricordi personali. Solo alle pagine finali è affidata la speranza di “una nuova libertà”, che può arrivare solo dopo che i fatti si siano accertati.

Recensione

Angelita s’impone nel romanzo con la le sue fragilità di donna sola, con il suo mondo interiore messo in subbuglio da un lutto inaccettabile. E’ fragile, sì, ma anche agguerrita , repentina nelle sue reazioni, non c’è compiacimento nel suo dolore: una figura complessa, sorprendente, che attira il lettore.
Lei e Fabrizio giganteggiano su tutti gli altri personaggi; perfino il figlio ha un ruolo marginale nel libro, come lo hanno le donne che aiutano Angelita nella sua trascinata quotidianità.
La costruzione della storia ruota appunto attorno a loro due. Le stesse vicende politiche restano sullo sfondo, forse anche per una certa incompiutezza narrativa nella parte del ruolo assunto da Fabrizio nei fatti del passato. Risultano più importanti la ricerca degli spezzoni, le varie tessere di avvenimenti passati che l’intera ricostruzione. Probabilmente è una scelta dell’autrice perché momenti così dolorosi e vicini ai nostri giorni risultano ancora da studiare nella loro complessità.

Lo stile appare asciutto, diretto, e non è cosa semplice quando si va a scovare nel profondo dell’animo umano. Le frasi sono spesso brevi. Ritroviamo a volte parole da sole, tra un punto fermo e l’altro. Come sassi gettati ad uno ad uno, che sanno lasciare il segno, che inducono ad essere rilette, a riflettere sul loro significato.

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