“La congiura dei suicidi” – Petros Markaris


Voto: 4 stelle / 5

“La congiura dei suicidi” (2022 La nave di Teseo editore, traduzione di Andrea Di Gregorio) di Petros Markaris è il settimo caso della serie dedicata al commissario Kostas Charitos. Markaris, classe 1937, è uno dei pochi autori greci di noir tradotti in Italia; certamente il più noto insieme a Thòdoros Kallifatidis.

È un poliziesco a sfondo sociale ambientato nella prima fase della pandemia. Tocca temi di attualità, dialoga con il passato, si schiude al futuro. La scrittura abbottonata ti coinvolge gradualmente. L’ assenza di toni trionfalistici nella risoluzione del caso mi sembra un valore aggiunto.

Trama de La congiura dei suicidi

I fatti si svolgono ad Atene, nella drammatica fase del primo lockdown. Le strutture sanitarie sono “sull’orlo dell’asfissia”. E mentre gli esercizi commerciali chiudono a catena, lo spettro della povertà prende di mira nuove fasce sociali. Perché quelle più deboli sono già state inghiottite dalla crisi economica. I centri di accoglienza per senzatetto esigono un monitoraggio serrato ed estenuante da parte degli operatori al fine di contenere la pandemia.

Gli assembramenti sono proibiti per arginare i contagi da Covid -19, che i negazionisti contestano. A ciò si aggiungono le incognite della profilassi. Per molti il vaccino è l’unica risposta della scienza, almeno nell’immediato. Per i complottisti è una trappola peggiore della malattia stessa. In questo scenario incerto e complicato viene scoperto il cadavere di un uomo molto avanti negli anni. Gli inquirenti non dubitano si tratti di un suicidio, compreso il nostro Charitos.

Indagine senza reato?

Generalmente il suicidio acclarato di un ultranovantenne, già ucciso da solitudine e disperazione, non è motivo di indagine. In queste circostanze, però, presenta contorni sinistri. Infatti, un’ampia lettera d’addio invita i professionisti del settore a mobilitarsi e a manifestare contro le restrizioni da lockdown. La missiva, diffusa sui social ante mortem, ottiene gli effetti sperati: scatena proteste di massa ingenti, quelle che di solito vengono indette da organizzazioni di partito. Inoltre la firma autografa in calce è accompagnata dalla macabra esclamazione: “Viva la congiura dei suicidi!”. E, soprattutto, a stretto giro di posta questa modalità autosoppressiva non rimane un fatto isolato.

Il commissario Kostas Charitos della Squadra omicidi ha una bella gatta da pelare, costretto a muoversi in un terreno insidioso e sfuggente. Di fronte all’impossibilità di indagare ufficialmente su casi di suicidio, che per legge non rappresenta un reato, può imboccare solo due strade. Individuare la cabina di regia che utilizza i suicidi di persone molto anziane come leve di pressione di proteste sociali. Esplorare l’insondabile ovvero capire «perché alcuni anziani sacrificano quel che resta della loro vita per mobilitare gli altri, quelli che stanno affogando nel lockdown della pandemia». Poi omicidi e attentati gettano una nuova luce sulla faccenda.

Recensione

Era dai tempi d’oro di Manuel Vàsquez Montalbán (che per me coincidono con gli anni Novanta, quando scoprii lo scrittore catalano) che non mi immergevo in un poliziesco sociale dai contorni mediterranei. Il mood dei gialli scandinavi è un’altra cosa. Uno di quei romanzi che racconta un presente difficile e un futuro incerto, dietro lo schermo di un fatto criminoso da risolvere.

Ho apprezzato le atmosfere realistiche, i toni misurati, lo stile asciutto, le incursioni in un passato recente della storia greca che fa ancora soffrire. Il commissario ha il vizio della normalità, la passione per i vocabolari, un debole per il nipotino, il dono di ironia e sarcasmo. Forse per quest’ultima caratteristica il romanzo è dedicato a Camilleri.

“La congiura dei suicidi” di Petros Markaris è un noir interessante, capace di alternare disperazione e positività: i colori primari della vita.

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