“La felicità del lupo” – Paolo Cognetti


Voto: 4 stelle / 5

Con “La felicità del lupo” (Einaudi 2021) Paolo Cognetti ci riporta nell’ambiente a lui familiare de “Le otto montagne“, il libro con cui vinse il premio Strega 2016. Anche in questo romanzo la vera protagonista rimane la montagna.

Di Paolo Cognetti abbiamo recensito anche “Giù nella valle“.

Trama de La felicità del lupo

A Fontana Fredda, lassù a 1800 metri di altezza, Fausto cerca di dare una svolta alla sua vita maneggiando pentoloni nel ristorante di Babette, una donna che conserva l’eleganza e l’accento della cittadina. Anche Silvia, ragazza con l’aria da giramondo, decide di fermarsi a fare la cameriera. Nel ristorante, tra boscaioli e sciatori, c’è spesso Santorso, uomo apparentemente rude, un vero orso di montagna.
Le storie dei vari personaggi si toccano, si allontanano, si riavvicinano. La montagna fa “assaporare il sale della libertà masticando l’amaro della solitudine”. Chi vive da sempre a Fontana Fredda, come Santorso che guida il gatto delle nevi, non ha bisogno di cercare altri luoghi in cui abitare, ma Fausto e Silvia sono alla ricerca di un rifugio per le loro anime, non hanno capito come/dove indirizzare le loro esistenze. Però, nel cogliere le infinite possibilità che la montagna offre, si appropriano di energie e vitalità nuove pur, se come il lupo, non sono stanziali.

“Non si capiva bene perché (il lupo) si spostasse, l’origine della sua irrequietezza. Arrivava in una valle, trovava abbondanza di selvaggina e a un certo punto lasciava lì tutto quel ben di dio e se ne andava a cercare la felicità da un’altra parte. Sempre per nuovi boschi, sempre oltre il prossimo crinale…”

Recensione

Dopo aver letto “Otto montagne”, la scelta di questo libro è parsa come una garanzia. I personaggi appaiono ben caratterizzati, convincenti anche nei loro dubbi, nel loro rapporto con una montagna dalle “valli rimaste nelle leggende come paradisi perduti”, che sa essere parsimoniosa nel fornire le risposte cercate. Però è difficile ritrovare il coinvolgimento, l’intensità che traboccavano dal primo libro, mentre la similitudine con il lupo, presente nel titolo, non è così sviluppata. La punteggiatura nei dialoghi ha perso le regole, ma a questo, ahimè, noi lettori dovremmo abituarci! La scrittura appare misurata e lineare, molto scorrevole. Consigliato non solo a chi si riconosce nell’ambiente montano, ma anche a chi lo vorrebbe conoscere meglio.

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