“La gang dei sogni” – Luca Di Fulvio


Voto: 5 stelle / 5

È stata una bellissima decisione, quella di Harper Collins, di ripubblicare “La gang dei sogni” di Luca Di Fulvio un anno dopo la sua scomparsa.

Questo autore, molto tradotto all’estero, soprattutto in Francia e Germania, è infatti morto il 31 maggio 2023 a causa della Sla. Il 3 settembre 2024 è tornato in libreria il suo “La gang dei sogni”, un libro Mondadori del 2008 al quale si potrebbe stare lavorando per una riduzione cinematografica. Io spero che non si rinunci!

Senza questa ripubblicazione e senza l’annuncio della critica letteraria Giulia Ciarapica, non avrei conosciuto questo autore meraviglioso. Adesso voglio leggere tutti i suoi libri.

Trama de La gang dei sogni

L’azione si svolge nei primi trent’anni del Novecento. Una ragazza calabrese, vittima di un abuso, scappa di casa insieme al suo neonato: la destinazione dei sogni, dove tutto potrà cambiare, è l’America.

La realtà, però, si dimostra molto più dura di quello Cetta possa prevedere. L’unico modo per sopravvivere, in mancanza di strumenti culturali, passa attraverso il suo corpo. La ragazza finisce così per adattarsi a fare la prostituta, mentre per suo figlio Natale continua a desiderare l’americanità.

Christmas diventerà un figlio del suo tempo. Tramite la storia d’amore con Ruth, vittima anche lei di una violenza, attraversiamo l’America in lungo e in largo tra gangster, truffe, violenza, ma anche il mondo scintillante e perverso del cinema ai suoi albori.

Le sottotrame che si dipanano da quella principale – l’avanzata di Christmas verso il riconoscimento pubblico – permettono tanto di scavare nelle bassezze umane e nel dolore, quanto di decollare verso i più alti picchi di felicità.

Recensione

“La gang dei sogni” è un libro truce, che non è truce. Aggancia dalle primissime pagine per la povertà, l’esposizione al sopruso, la lingua precisa e compatta. L’ambientazione è necessariamente povera, sporca, disperata, rude, meschina. Molte persone di questa storia sono povere, sporche, disperate, rudi, meschine. Per loro il sogno americano è sfumato e ha lasciato il posto al disincanto; il diritto costituzionale all’eguaglianza, di fatto, non esiste.

Uomini di colore e stranieri come italiani o irlandesi sono mescolati, nella percezione della società, all’interno dello stesso calderone.

Continuiamo a ravanare nella spazzatura per gran parte del libro. Il “cattivo” della situazione, Bill, compie una serie di nefandezze tale da rischiare lo stereotipo. Dall’altra parte, Christmas è un ragazzo sensibile, intelligente e insieme sfrontato, ma non sono certa che sarebbe rimasto vivo così a lungo, in molti dei mondi possibili. Eppure, sapete cosa? L’intera storia è assurdamente verosimile. È talmente ben costruita che durante la lettura ho dimenticato più volte che non stavo leggendo un romanzo americano e mi sono interrogata sulla traduzione di alcune espressioni dall’inglese. Forse è proprio vero che in America tutto è possibile, nel bene e nel male.

Ad altissimo rischio stereotipo era anche il finale. A un certo punto stavo divorando il libro solo per scoprire come se la sarebbe cavata lo scrittore. E vi dico che se l’è cavata benissimo!

Tra citazioni di Jack London, operazioni drammaturgiche e magnetismo allo stato puro, ho capito che “La gang dei sogni” è come certi gruppi di hard rock: ti schiantano i timpani, ma sanno anche produrre le più belle canzoni d’amore di sempre.

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