“La misteriosa morte della compagna Guan” – Qiu Xiaolong


Voto: 4 stelle / 5

C’è un solo elemento che accomuna tutti i gialli del mondo: la scoperta del colpevole. A mutare, volta per volta, è il contesto, lo scenario. Alcuni di essi non sono altro che contorno, spazi vuoti in cui fluttua la storia. Altri scenari, invece, sembrano quasi astrarsi, elevarsi, fino a raggiungere il centro della scena.
“La misteriosa morte della compagna Guan. Le inchieste dell’ispettore Chen vol. 1”, pubblicato nel 2000 e tradotto in italiano due anni dopo dalla casa editrice Marsilio, rappresenta proprio quest’ultimo caso.

L’autore è Qiu Xiaolong, nato e cresciuto in Cina ma ormai residente negli Stati Uniti. Col suo romanzo d’esordio, Qiu indossa i panni di un Virgilio d’oltremare, intento a narrare luci e ombre di un mondo tanto esteso quanto impenetrabile, in cui tutti sono compagni ma nessuno è mai al sicuro.

Trama di La misteriosa morte della compagna Guan

Chen Cao è un poliziotto atipico. Ama la poesia e la letteratura straniera, cosa che per il governo non va bene per nulla. Nonostante galleggi con successo tra le complesse gerarchie del Partito, infatti, Chen non riesce a nascondere lo scarso entusiasmo nei confronti della politica. Eppure, la promozione appena ricevuta e il privilegio di un appartamento singolo concesso dagli alti quadri, rischiano di evaporare ancor prima di concretizzarsi. Il motivo è un omicidio.

L’11 maggio del 1990, infatti, viene ritrovato il corpo di Guan Hongying, che è tutto tranne una vittima comune. La donna, infatti, era una Lavoratrice modello della nazione, una sorta di icona socialista promossa e diffusa dal governo di Pechino. La pressione sui funzionari di polizia è alta fin dall’inizio. Il Politburo decreta: omicidio politico. Ma Chen non ne è convinto affatto.

Recensione

“La misteriosa morte della compagna Guan” (Death of a red heroine, in originale), è in gran parte un metaforico pretesto. Qiu Xiaolong sceglie il più classico dei topos per dipingere un affascinante ritratto della Cina e delle sue contraddizioni. Fin da subito, infatti, emerge come il focus non risieda tanto nell’efferato crimine commesso, ma nel mondo sfaccettato e disturbante che lo ha generato. In un certo senso, più che un colpevole umano, il romanzo sembra ricercare le cause culturali dell’omicidio di Guan. Il perché sia stato concepito, organizzato e poi eseguito.
Eppure questo fattore, interessante sulla carta, sfocia presto in una certa lentezza narrativa, specialmente nella prima metà. Le vicende faticano a ingranare e gli spunti contestuali, densi di fascino e tradizione, cadono piatti più di una volta.

A salvare la povera Guan giunge in soccorso una seconda parte molto più interattiva. Le vicende prendono il via e il clima attorno all’ispettore Chen si fa più denso e inquietante. In questa fase gli elementi un pò sonnolenti gettati in precedenza trovano un loro posto sullo scacchiere, acquisendo un senso chiaro e tangibile. È proprio in queste pagine che sarà possibile apprezzare davvero tutti gli sforzi dell’autore per raccontare un mondo a volte inconcepibile per il pubblico occidentale. La convivenza forzata dei nuclei familiari, la povertà, l’onnipresenza del partito, l’inevitabile distacco gerarchico degli alti quadri dalla gente normale. Sotto gli occhi del lettore, finalmente, la Cina prende vita.

“La misteriosa morte della compagna Guan” è un’occasione sfruttata solo in parte. Per quanto l’affresco del mondo cinese a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 risulti attraente, a mancare, soprattutto all’inizio, è il mordente. Il nostro consiglio è di andare avanti, pezzo dopo pezzo, poesia dopo poesia.
Se non volete farlo per noi, fatelo almeno per la povera Guan.

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