“Un luogo chiamato libertà” – Ken Follett


Voto: 4 stelle / 5

“Un luogo chiamato libertà” (Oscar Mondadori 1997) di Ken Follett è ambientato verso la fine del XVIII secolo. Il giovane minatore McAsh decide di ribellarsi ai Jamisson, i ricchi proprietari terrieri per cui lavora come schiavo. Inizierà una fuga disperata alla ricerca della libertà, tra amori, temerarietà e voglia di rivalsa.


Trama de Un luogo chiamato libertà

Scozia, 1767. Il minatore McAsh fugge dalla schiavitù di Sir George e dalla bella Lizzie, l’aristocratica innamorata di Jay Jamisson e per la quale il giovane ribelle nutre fin da subito una profonda attrazione fisica. McAsh raggiunge la città di Londra, dove lavora come scaricatore di porto ed indice uno sciopero che paralizza tutta la città. Lizzie lo salva dalla pena di morte, e McAsh viene costretto all’esilio nelle colonie americane, in Virginia, dove i Jamisson hanno delle terre e dove viene fatto lavorare proprio in una piantagione ereditata da Jay. McAsh incrocia così nuovamente il destino di Lizzie, ora sposa di Jay; il rapporto tra lei e il figlio di Sir George si incrina, e Lizzie perde addirittura il bambino che ha in grembo. Fugge così insieme a McAsh nelle terre desolate americane, mettendo a rischio la propria vita per amore e per la bramosia di libertà.

Recensione

“Un luogo chiamato libertà” è un romanzo storico dalla scrittura piuttosto semplice e scorrevole. I punti di forza sono sicuramente la storia (davvero avvincente) e i personaggi. Follett riesce ad intrecciare con grande maestria le vite dei Jamisson, di Lizzie e di McAsh, le cui caratterizzazioni sono molto buone e mai banali.

Il libro ha un discreto ritmo narrativo, anche se alcune volte l’autore tende a sintetizzare gli eventi che accadono, e il lettore non riesce ad immedesimarsi appieno nelle scene descritte. Sicuramente Follett ha la grande abilità di riuscire a costruire una trama ed un intreccio molto complessi ed originali, ma sembra però che si concentri fin troppo su ciò.

Le emozioni dei personaggi e le loro storie sono a volte raccontate con troppa frenesia, e questo sicuramente penalizza la narrazione, togliendo in certi punti la suspense che potrebbe invece crearsi. Il finale al contrario è molto vivo anche dal punto di vista thriller, e sicuramente la parte del libro che tiene più il lettore con il fiato sospeso.

La critica mossa a Follett è una critica che comunque riguarda molti libri di autori famosi, non solo i suoi: “show, don’t tell” dovrebbe essere una regola ben chiara a chi fa della scrittura di romanzi un mestiere.

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