“La mossa del matto” (Mondadori collana Strade blu, I edizione luglio 2022) di Alessandro Barbaglia è un saggio penetrante e soprattutto originale. Ringraziamo la casa editrice per la copia in digitale ricevuta in omaggio. “La mossa del matto” è disponibile anche su Storytel e lo abbiamo recensito qui.
Contiene la minuziosa ricostruzione della finale del campionato mondiale di scacchi del 1972, disputata tra il detentore del titolo Boris Spasskij e lo sfidante Bobby Fischer. Un evento leggendario, che al mondo apparve la traslitterazione sportiva della Guerra Fredda in corso tra Unione Sovietica e Stati Uniti.
Di Alessandro Barbaglia abbiamo recensito anche “Scacco matto tra le stelle“.
Trama de La mossa del matto
L’ autore scandaglia retroscena e fasi di una sfida estenuante durata due mesi. Plana sulle disfunzionalità della famiglia Fischer per capire “cosa porti un bambino di 7 anni a spegnere il mondo e a lasciare illuminata solo la scacchiera”. Fa un’ampia curva per dimostrare che solo Spasskij penetrò l’enigma di Fischer, genio e folle. Interpreta personalità, strategie e tattiche di gioco con alcuni modelli antropologici mutuati da Omero. Così Barbaglia riscrive il mito di una sfida dai contorni epici. Se Fischer è Achille, il guerriero che avanza per uccidere; Spasskij è Ulisse, lo stratega che usa parole di miele. Sono gli dei più forti nell’Olimpo degli scacchi su cui ciascuno modella il proprio destino. In questo gioco il sovietico trova un ruolo sociale, l’agiatezza, la gloria. Lo statunitense, toccato il tetto del mondo, non riesce a fermare la frantumazione del proprio io. Implode.
Infine Barbaglia atterra nel luogo edenico della casa di famiglia sul lago: punto di partenza e di arrivo del suo periplo interiore.
Recensione
Questo saggio non solo vanta la partecipazione straordinaria di eroi e divinità, miti e campioni, ma risponde anche a un’urgenza autobiografica. Perché l’autore avvia un’immaginaria chiacchierata con il padre, insultato da una morte prematura, sul genio di Bobby Fischer. Infatti la sua curiosità per il campione americano ha radici lontane: quando, bambino, ascoltava di soppiatto stralci di conversazioni sull’eccentrico scacchista tra il padre psicologo e illustri colleghi, nella casa avita sul lago d’Orta.
Perciò “La mossa del matto” è sia un modo per fare la pace con un passato doloroso, sia una dichiarazione d’amore postuma a un padre attento e a un papà amorevole.
Quel padre che Fischer non ebbe mai e Barbaglia ebbe per troppo poco. O quel padre che, come il vecchio Priamo, è il solo a piegare con un gesto di umanità il granitico Achille. La stessa che durante la celebre sfida spinse Spasskij a riconoscere grandezza e superiorità dell’avversario. Senza sapere (ne siamo sicuri?) che di lì a poco Fischer sarebbe diventato il peggior nemico di se stesso.
In un tessuto narrativo di apparente semplicità, si intrecciano parallelismi, richiami, analogie, opposizioni. Esistenze diverse vengono messe in dialogo tra loro in modo brillante, rapido e senza forzature. Ne risulta una scrittura colloquiale, ironica e frizzante; all’occorrenza lapidaria, sempre all’insegna della leggerezza. “La mossa del matto” di Alessandro Barbaglia è proprio una bella lettura.