“La panne” – Friedrich Dürrenmatt


Voto: 5 stelle / 5

Quante volte abbiamo incontrato nella letteratura poliziesca e nella cronaca nera un delitto perfetto mancato per un soffio? Ideato, pianificato, messo in atto in modo maniacale, ma ugualmente scoperto? Nel lungo racconto “La panne. Una storia ancora possibile” del 1956 Friedrich Dürrenmatt ci regala la ricostruzione del delitto perfetto. Quello che nessun tribunale potrà mai dimostrare. Quello germinato nell’inconscio di un uomo ambizioso che, colta l’occasione propizia, decide di barare quel tanto che basta per favorire la sua ascesa sociale.

Oggi “La panne” è pubblicato da Adelphi.

Trama di La panne. Una storia possibile

È un uomo comune il rappresentante di articoli tessili Alfredo Traps: bella presenza, moglie, figli, un lavoro e una vita un po’ incolore che ravviva con una ghirlanda di scappatelle extraconiugali.

Da poco in viaggio per lavoro, all’improvviso la sua automobile di lusso fai i capricci e non parte più. Il meccanico lo avvisa che occorre un giorno per sistemare il guasto, così il protagonista girovaga in un ridente villaggio contiguo all’officina alla ricerca di una locanda per il pernottamento. Scarta l’ipotesi di tornare a casa con altri mezzi un po’ per pigrizia, un po’ perché l’imprevisto potrebbe riservare sorprese galanti. I locali gli indicano la villa di un giudice in pensione che saltuariamente ospita forestieri di passaggio.

In serata il giudice padrone di casa riceve tre uomini di legge a riposo con cui per diletto replica grandi processi del passato. È subito chiaro il motivo di tanta generosa ospitalità: un conto è rifare un processo virtuale a Socrate, un altro è avere un imputato in carne ed ossa. Incuriosito ed eccitato dalla situazione, Traps accetta la seguente proposta: si presterà al gioco del processo diventando l’imputato, in cambio di un’ospitalità luculliana. Non ha niente da temere. Pensa di avere la coscienza pulita.

Sottoposto a una raffica di domande personali, i due volponi dell’ex giudice e magistrato individuano nella sua vita un margine di porosità su cui fare leva per trovare il capo di imputazione. Lo fanno parlare e lui, complici le libagioni, si espone facilmente. Il suo racconto diventa sempre più ricco di particolari che confermano l’ipotesi accusatoria. Il poveretto viene travolto dal fuoco di fila dell’interrogatorio e del controinterrogatorio. Resta sordo all’invito alla prudenza dell’avvocato difensore. In una situazione più grande di lui, acquista la consapevolezza di ciò che ha contribuito a causare, con una catena di comportamenti maturati nell’inconscio, lo stesso esplorato da Freud nella “Psicopatologia della vita quotidiana”del 1901.

E ciò lo meraviglia, lo rinfranca, gli dà una nuova identità. Nessuna vergogna o rimorso. Fino quanto, però, può ingannare la sua coscienza?

Dopo una serata surreale – in un’atmosfera carnevalesca tra dramma e riso nell’ubriachezza generale – viene emessa la sentenza.

Recensione

Dürrenmatt scrive un giallo emblematico, crudele, teatrale a scena unica. Mancano: un ispettore, un fatto criminoso conclamato, indagini esterne, cambi di scena, depistaggi, filoni secondari, sparatorie, inseguimenti, il gran finale dove il colpevole viene assicurato alla giustizia. Ciononostante il tasso di coinvolgimento emotivo è alle stelle. “La panne” è un giallo psicologico compatto su colpa e responsabilità. Per riflettere sul vero volto della giustizia: quello etico che nessun tribunale potrà mai indagare fino in fondo.

Isabella Fantin

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